mercoledì 28 marzo 2018

Orphans / Dennis Kelly. Teatro Piccolo Eliseo, 20 marzo 2018

Helen e Danny stanno cenando a casa quando all'improvviso entra dalla loro porta un uomo ricoperto di sangue e in evidente stato confusionale. Si tratta del fratello di Helen, Liam, che racconta la sua versione di una vicenda che è appena avvenuta e in cui lui si è trovato coinvolto.

A quest'esordio fulminante, ma non del tutto originale, seguono altri tre momenti, che coincidono con la rotazione della scenografia iniziale per offrire al pubblico - anche simbolicamente - prospettive diverse di visione dei protagonisti e di lettura della storia.

In ognuno di questi momenti successivi, infatti, della storia di Liam emerge un pezzetto di verità che rende la vicenda sempre più inquietante, mentre intorno a lui si innescano altre dinamiche: l'ostinazione di Helen nel voler aiutare il fratello fino a diventarne complice, il tentativo di Danny di convincere Helen a scegliere un comportamento etico per poi soccombere alle insistenze della moglie, e - più in generale - gli intrecci e i ricatti emotivi, i sensi di colpa e gli slanci che legano a doppio filo i tre protagonisti fino a farli precipitare in un tunnel senza uscita.

Negli ultimi mesi io e F. stiamo inanellando una serie di visioni (tra film e spettacoli teatrali), in cui il tema della distanza tra essere e voler essere è centrale, soprattutto in riferimento al rapporto con il diverso, lo straniero, il migrante e con tutto quello che porta con sé in termini di diversità culturali e religiose e, dunque, di paure e di conflitti reali e potenziali.

Anche qui al cuore del dramma c'è la deriva estremista del fratello borderline e la sua ostilità nei confronti della comunità pakistana, solo che accanto all'ostilità esplicita di Liam emerge a poco a poco l'ostilità latente anche degli altri protagonisti e, attraverso di loro, della società tutta.

Nel caso specifico del testo di Dennis Kelly questo tema si intreccia con quello dei condizionamenti reciproci che si innescano tra Helen, Danny e Liam, tre personaggi che dipendono l'uno dall'altro e per questo si trascinano a vicenda in un baratro autodistruttivo sul piano emotivo e materiale.

Il testo è potente, anche perché riesce a introdurre effetti inquietantemente ironici e quasi divertenti in una trama decisamente angosciante e in un contesto intriso di violenza.

In questo sono sicuramente bravi i tre attori, Monica Nappo (che ha fortemente voluto portare in Italia il lavoro di Kelly), Paolo Mazzarelli e Lino Musella (un inquietante Liam).

Personalmente, ho sofferto un po' alcuni aspetti dello spettacolo, in parte suoi propri, in parte dovuti all'adattamento italiano. Sul primo fronte mi rendo conto di avere un atteggiamento sempre più ostile nei confronti di certa scrittura angloamericana, in cui il confine tra testo teatrale, cinematografico e televisivo si fa evanescente, cosicché si perde in parte la specificità del linguaggio che caratterizza questi diversi mondi.

Sul secondo fronte, mi ha un po' infastidito il fatto che lo spettacolo mantiene i nomi dei protagonisti stranieri e i riferimenti interni appartenenti a quel mondo (la marca del divano, per dirne una), ma è recitato da italiani che non nascondono gli accenti regionali di provenienza. Probabilmente si tratta di una scelta - che posso anche condividere, anche perché la vicenda potrebbe essere tranquillamente avvenuta in Italia senza praticamente differenze - ma a quel punto avrei osato un po' di più e avrei trasposto completamente il testo nel nostro contesto culturale, cosa fattibile anche solo cambiando nomi e pochi riferimenti.

Sempre a livello di adattamento, mi ha colpito un uso pervasivo del presente e del passato al posto del congiuntivo, che certamente si adattano bene al parlato - soprattutto quello riferito a classi sociali non elevate - ma che in questo caso non mi è sembrata una scelta finalizzata a rimarcare differenze culturali, bensì solo a rendere più scorrevole la recitazione (cosa che però al mio orecchio è risultata un po' stonata).

Comunque, uno spettacolo di ottimo livello che - vista la stagione teatrale di rilievo fin qui - è forse stata sottoposto da parte mia a una considerazione critica financo eccessiva.

Voto: 3/5

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