Leggo qua e là recensioni più o meno entusiastiche di quest'opera teatrale, basata sul testo di Hanif Kureishi, tradotto da Monica Capuani e interpretato da Filippo Dini (anche regista) e Valerio Binasco.
The Spank racconta la storia di due amici, Sonny (Valerio Binasco) e Vargas (Filippo Dini), dentista il primo, farmacista il secondo, i quali si incontrano regolarmente dopo il lavoro in un pub che si chiama The Spankies e che loro hanno ribattezzato The Spank (la sculacciata).
La storia viene raccontata retrospettivamente da Vargas, ad anni di distanza da quando ha perso di vista Sonny e le loro vite hanno preso strade diverse, e il racconto spiega il motivo di questo allontanamento.
Tutto comincia quando viene fuori che Sonny ha una relazione extraconiugale di cui Vargas non sa nulla: complice la decisione di quest'ultimo di raccontare questa cosa a sua moglie e la circolazione non voluta di un video da un telefono all'altro, le vite apparentemente ordinate e regolari di Sonny e Vargas finiscono sottosopra e soprattutto la loro amicizia viene messa alla prova e va in crisi di fronte a punti di vista profondamente diversi dei due uomini. Il "caso" si espande a macchia d'olio coinvolgendo non solo le mogli ma anche i figli di Sonny e Vargas e portando alla luce disfunzionalità e problemi irrisolti. La rottura finale sarà inevitabile.
La sinossi di quest'opera mi aveva fortemente incuriosita e per questo avevo accettato di buon grado di andare a teatro a vedere lo spettacolo. Il nome di Hanif Kureishi e il tema trattato (l'amicizia) mi facevano pensare a uno spettacolo dai toni malinconici e molto attento ai profili psicologici dei protagonisti.
Non voglio dire che nello spettacolo non ci siano queste componenti, né ritengo fuori luogo quel po' di goliardia che credo sia una componente essenziale dell'amicizia maschile; e però lo spettacolo non mi ha conquistata per diversi motivi. Innanzitutto il mescolarsi di registri opposti (il comico, il drammatico, il malinconico) in modi dal mio punto di vista un po' forzati e poco realistici; in secondo luogo, uno sviluppo narrativo secondo me poco curato, al punto che lo spettatore fa fatica a capire il ruolo e il senso delle azioni di alcuni personaggi collaterali, richiamati dai protagonisti; in terzo luogo, la recitazione di Filippo Dini e Valerio Binasco, che a mio personale gusto risulta un po' troppo sopra le righe.
Cosicché a fronte di una storia di vita che avrebbe potuto favorire una forte immedesimazione e di un allestimento complessivo che punta certamente alla resa realistica e naturalistica, a me lo spettacolo ha creato distanza ed è risultato un po' "finto" e non del tutto sensato.
Sicuramente sono un po' troppo critica in questa mia recensione, e probabilmente mi sfugge qualcosa, oppure semplicemente è il testo di Kureishi a non piacermi (prima ancora dello spettacolo). Fatto sta che agli applausi convinti del pubblico e ai commenti positivi di F. non so bene cosa rispondere se non che lo spettacolo non mi ha convinta.
Voto: 2,5/5
giovedì 24 febbraio 2022
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