Sono sempre cauta nell'andare a sentire concerti di musica classica, perché - nonostante il mio impegno all'autoformazione - continuo a rendermi conto di avere pochi strumenti e di essere spesso poco predisposta all'ascolto. Ma ogni tanto, quando qualcosa mi incuriosisce, ci riprovo.
E così quando la mia amica I. ha postato su FB la notizia del concerto dell'Orchestra giovanile italiana diretta da Giovanni Sollima non ho potuto resistere, anche perché prima dell'estate avevo perso il suo concerto alla Sapienza a causa della febbre e la mia amica F. me ne aveva detto meraviglie.
Così puntualissimi alle 20,30 i giovani musicisti sono tutti schierati sul palco in sala Sinopoli, in attesa di accogliere il loro direttore per stasera, Giovanni Sollima.
Il programma prevede una prima parte che comprende la Sinfonia dell'assenza (labyrinths of my generation), in cinque movimenti, di Andrea Portera, un giovane compositore grossetano che è presente in sala e alla fine dell'esecuzione si alza a stringere la mano a Sollima, e - a seguire - il Concerto per violoncello e orchestra di fiati di Friedrich Gulda.
La prima sinfonia è decisamente ostica, un mix di classico e contemporaneo, di cui apprezzo la complessità e l'esecuzione, ma che non mi conquista. La sinfonia di Gulda, in cui Sollima è anche solista al violoncello, è invece per me una specie di rivelazione: l'Ouverture inizia quasi come un pezzo rock, con tanto di basso elettrico e batteria, cui alterna parti dalle sonorità più classiche; segue l'Idylle in cui pure si mescolano sonorità diverse, antiche e moderne; Cadenza e Menuett portano a poco a poco la sinfonia su un ritmo più sostenuto, alternato a virtuosistici assoli al violoncello, in cui si mescolano sonorità tzigane e classiche; il tutto termina con il Finale alla marcia che, come dice lo stesso nome, trasforma la sinfonia a tratti in un pezzo jazz, a tratti quasi in un concerto bandistico. Entusiasmante! E Sollima in questo pezzo dà il meglio di sé sia a livello musicale sia con la sua capacità quasi istrionica di interpretare anche con il corpo e il volto la musica che suona. Giusto per farvi un'idea, metto in fondo a questo post il link al video dell'esecuzione della sinfonia diretta dallo stesso Gulda.
Dopo una breve pausa, il concerto riprende con una seconda parte che prevede un pezzo dello stesso Sollima, Terra con variazioni, in cui l'orchestra torna al completo e Sollima continua a svolgere il duplice ruolo di solista e direttore. Il gran finale è affidato a L'Uccello di Fuoco - Suite di Igor Stravinskij, che si articola in sei movimenti e dove Sollima torna a fare solo il direttore e l'orchestra è chiamata - al gran completo - a dare il meglio di sé. Da ignorante quale sono, ho trovato alcune parti dell'esecuzione molto emozionanti.
Al termine del concerto, il pubblico - formato in parte dalle famiglie dei giovani musicisti sul palco - è entusiasta, così ci vengono concessi due bis: una versione per violoncello e orchestra di Smells like teen spirit dei Nirvana (un classico di Sollima!) e la ripresa del terzo movimento de L'Uccello di Fuoco.
Dopo due ore e passa piene di musica non solo non sono né stanca né annoiata, ma anzi il concerto mi ha trasmesso una grande carica di energia, grazie alla passione di questi giovani musicisti e alle grandi doti di musicista e di comunicatore di Giovanni Sollima. Esco dall'Auditorium pensando che ce ne vorrebbero migliaia di musicisti come lui per far arrivare la musica classica anche a chi alla musica classica non è formato e abituato.
Voto: 4/5
giovedì 11 ottobre 2018
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