giovedì 18 ottobre 2018

A star is born

Con il film diretto e sceneggiato da Bradley Cooper siamo al quarto remake di A star is born (è possibile ripercorrerne la storia qui).

Tutti questi film, compreso quest’ultimo, si mantengono fedeli alla sostanza della narrazione, per quanto ne svecchino e aggiornino il contesto, dando alla trama coloriture via via un po’ diverse: una star della musica ormai sulla strada del tramonto, per di più tormentata da problemi di droga e alcol, incontra una sera in un bar una giovane ragazza, di cui riconosce il talento musicale. Il cantante affermato se ne innamora e la fa cantare con sé sul palco, aprendole la strada per il successo, mentre la loro storia d’amore deve fare i conti con il cambiamento di questi equilibri.

Il film appartiene a un genere che l’altra sera, alla fine della visione, ho battezzato “poppettone”, un mix di pop e polpettone, perché fondamentalmente la sua forza è il melodrammone romantico condito da una colonna sonora pop molto accattivante.

Che dirvi? La voce di Lady Gaga, che qui interpreta la ragazza instradata verso il successo, è strepitosa ed entra in tutti i pori della pelle, e la parabola di Jackson Maine, il bello e bravo Bradley Cooper, è emozionante e lacrimevole al punto giusto, così come la storia d’amore tra i due.

Anche a me negli ultimi dieci minuti è scappata la lacrima e le canzoni mi sono rimaste nelle orecchie.

Però, è chiaro che nel momento in cui si mette il piede fuori dal cinema si capisce che la storia della cinematografia non sarebbe cambiata di una virgola se non ci fosse stato questo quarto remake di A star is born.

È certamente apprezzabile che Cooper voglia introdurre in questa vicenda una riflessione critica sull’evoluzione di uno star system e di un panorama musicale sempre più discutile, in cui i musicisti sono oggetti senza pensiero proprio manovrati dai loro manager e in cui la musica (testi ed esecuzioni dal vivo) perdono centralità a favore dello spettacolo visivo, dei balletti, del look e di altre cose che dovrebbero essere assolutamente secondarie.

Jackson Maine – che pure è una star e vive tutte le conseguenze di esserlo – rappresenta un mondo musicale anch’esso sorpassato da uno scenario pop che spazza via tutto il resto e in cui Ally (e nel mondo reale Lady Gaga) è regina, sebbene dotata di un’anima a sua volta tormentata.

Bradley Cooper è anche bravo a interpretare il suo personaggio, e la stessa Lady Gaga alla sua prova d’attrice se la cava bene, ma non posso nascondere di non amarla particolarmente e di aver pensato alla fine del film che dovrebbe fare quello che le riesce meglio, ossia cantare.

Voto: 2,5/5


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