martedì 16 ottobre 2018

Sulla mia pelle

Venerdì 12 ottobre il CSOA La Strada a Garbatella organizza una proiezione gratuita del film Sulla mia pelle alla presenza della sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, dell’avvocato Fabio Anselmo, del regista Alessio Cremonini, dell’attore Alessandro Borghi e di altre persone che hanno avuto una qualche parte nella vicenda.

Quando io e il mio amico M. arriviamo verso le 18,30 (l’inizio del dibattito è previsto per le 20) c’è già tantissima gente. Il tempo di mangiare un piatto di riso con il pollo e entriamo per prendere posto. A malapena troviamo due sedie dove sederci e nel giro di un’oretta le sale del CSOA sono completamente piene di gente, seduta a terra e sulle sedie e in piedi. Quelli dell’organizzazione ci dicono che fuori c’è altrettanta gente, se non ancora di più. A un certo punto si parla di un migliaio di persone fuori e di un quartiere praticamente bloccato. E questo è di per sé qualcosa che fa venire i brividi.

Alle 20 o poco più sul palco ci sono Ilaria Cucchi, l’avvocato, il regista e gli organizzatori, dopo che un lungo applauso ha accolto il loro arrivo in sala. Si parla del film che stiamo per vedere, e che in qualche modo ha fatto il miracolo di portare il caso Cucchi ben oltre i confini già estesi raggiunti grazie alla caparbietà e alla forza di Ilaria. Ma si parla anche di questa assurda vicenda e della speranza di riuscire a fare emergere anche a livello giudiziario una verità che tutti conosciamo. Nessuno dei partecipanti al dibattito fa sconti a nessuno. E su questa linea si sviluppa anche il film di Alessio Cremonini, un film asciutto e rigoroso strettamente basato sulla lettura delle carte processuali.

Sulla mia pelle (e - come recita uno striscione esposto in sala – “Sulla pelle di uno è sulla pelle di tutti”) è un film che sceglie deliberatamente di non essere morboso rispetto alla violenza, che non ci viene nemmeno mostrata, bensì di essere intimo nel mostrare la sofferenza di un ragazzo che qualcuno ha deciso di lasciare solo a morire, e che probabilmente si sarebbe potuto salvare.

Il film di Cremonini resta appiccicato sulla pelle in modo vischioso, come la resina degli alberi, e continua a lavorare dentro anche dopo la visione. Il regista ha il merito di non santificare Stefano, certamente una testa un po’ calda, con un problema grosso come una casa (il consumo e lo spaccio di droga), e però è fermo nel trasmettere il senso profondo di tutta questa vicenda. Nessun essere umano merita un tale trattamento, nessuna società civile può accettare una sospensione dello stato di diritto come quella che si è verificata in questa vicenda.

L’eredità che la visione del film ha lasciato in me ha lavorato in due direzioni. Mi ha fatto mettere dalla parte di Stefano, della vittima, e mi ha fatto sentire sulla pelle (anzi sotto la pelle) quanta sofferenza abbia dovuto attraversare prima della morte, oltre a farmi pensare che al posto suo ci sarebbe potuto essere chiunque finito per qualche motivo in quell’ingranaggio (perché non è affatto vero – come pensano i perbenisti – che una cosa del genere a noi e alle persone del nostro mondo non potrebbe mai accadere). Ma ancora più sconvolgente è proiettarsi dalla parte dei carnefici, non tanto quelli che materialmente hanno perpetrato il pestaggio, quanto tutti quelli che non hanno mosso un dito, per superficialità, per disinteresse, per pregiudizio, per paura, per non correre rischi o per chissà quali altri motivi. E su questo fronte nessuno può dirsi innocente nella propria vita, perché a tutti è capitato – magari e per fortuna in situazioni molto più piccole di questa – di voltare la testa dall’altro lato per non dover affrontare da soli un sistema che va avanti e funziona sulla base di ricatti e omertà.

Per questo alla fine del film ci si ritrova a sentirsi colpevoli e impotenti di fronte a un mondo in cui nessuno si sente più al sicuro e protetto. Perché la vera mafia di questo paese è il sistema nel quale tutti siamo ingabbiati e di cui non abbiamo più fiducia, un sistema nel quale il singolo non si sente più parte di una collettività con cui condivide valori e battaglie finendo schiacciato dalle sue stesse lotte. E qui va cercata la radice di tante brutture che osserviamo e viviamo tutti i giorni.

Voto: 3,5/5



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