Macerie prime / Zerocalcare. Milano: Bao Publishing, 2017.
Macerie prime. Sei mesi dopo / Zerocalcare. Milano: Bao Publishing, 2018.
Macerie prime parla di quella fase della vita in cui si prende atto che la gioventù - con i suoi sogni, le sue speranze e il suo ottimismo - è ormai passata e ha lasciato il posto a un'età adulta in cui bisogna fare i conti con i propri fallimenti, siano essi emotivi, sociali, economici, personali.
Fare i conti con i propri demoni interiori significa opporsi a quel processo che - sottraendoci le idealità - ci spinge a pensare sempre di più a noi stessi e a difenderci dal mondo circostante, rompendo a volte i legami che abbiamo costruito.
E Zerocalcare lo racconta a suo modo: partendo dalla vita reale e dall'esperienza quotidiana, quella sua e del suo gruppo di amici, Cinghiale, Secco, Deprecabile e Katja, Sarah e Giuliacometti, ma utilizzando anche la metafora di un mondo post-devastazione nel quale ognuno ha venduto il proprio pezzetto di anima al proprio demone personale, dando la possibilità allo spirito che incarna l'egoismo di aspirare a dominare il mondo.
Tutto comincia nel momento in cui ci si accorge che qualcosa sta cambiando negli assetti interni al gruppo: Cinghiale si sposa perché aspetta un figlio, Secco ha iniziato a insegnare a scuola nonostante nessuno lo prenda sul serio, Katja vorrebbe un figlio e sente che il tempo sta passando ineluttabilmente, Sarah vorrebbe dare una svolta alla sua vita lasciando un lavoro che detesta, Giuliacometti non si sa bene cosa cerchi. Lo stesso Zerocalcare è sempre più assente, assorbito com'è dal suo lavoro e dal difendersi dagli accolli. Anche Deprecabile - che è l'unico che non desidera alcun cambiamento una volta trovato il proprio equilibrio - vive le conseguenze del fatto che niente è immutabile perché tutto intorno a noi cambia continuamente.
Ma quello di Zerocalcare non è solo il racconto di una generazione, bensì anche quello di un'epoca storica nella quale la crisi, con le sue conseguenze non solo economiche ma anche sociali, ha contribuito a devastare il paesaggio umano intorno a noi, precarizzando le vite dei giovani, immobilizzando le vite degli adulti, togliendo il futuro ai ragazzini, e in definitiva alimentando un cinismo diffuso e una conflittualità sociale che ci isolano e ci mettono in competizione gli uni con gli altri. Un'epoca di frustrazione collettiva che ha lasciato e sta lasciando intorno a sé solo macerie.
Per questo il suo monito a non dimenticarsi le cose veramente importanti, a tenersi stretti i legami umani, a non cedere alle sirene dello "sticazzismo sempre e comunque" arriva forte e potente, e alla fine ci commuove tutti, perché ci risuona dentro.
E chissà che nel piccoletto della sottotrama apocalittica non ci sia una qualche speranza vera per il futuro.
Voto: 4/5
venerdì 19 ottobre 2018
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