Premetto che la mia recensione non potrà in alcun modo essere obiettiva, per diversi motivi. Innanzitutto mi scapicollo per arrivare al cinema per tempo (lo spettacolo è alle 17,50), ma il film è preceduto da più di mezz'ora di pubblicità (e dico pubblicità, non trailer di altri film!), cosicché in partenza sono in qualche modo già snervata. Quando poi comincia il film le due signore accanto a me non possono fare a meno di chiacchierare tra loro e di commentare ogni scena e ogni fotografia, nonostante i miei tentativi di esprimere un certo qual fastidio. Infine, e non è secondario, sono stanchissima (la mia settimana è stata pesante), dunque il film mi appare in qualche modo un po' piatto e a tratti faccio fatica a seguirlo.
Devo anche aggiungere che da un lato avevo un'aspettativa molto elevata in virtù dei commenti entusiastici che mi erano arrivati, dall'altro mi aspettavo qualcosa di un po' diverso, cioè un film sull'occhio fotografico di Salgado, ossia nel quale si parlasse non solo della "poetica concettuale" del fotografo e della sua vita, ma anche del suo rapporto con la fotografia. Negli ultimi tempi sto infatti guardando a casa una serie di monografie video sui grandi fotografi italiani, realizzate dalla Cineteca di Bologna, che sono impostate in questo modo e che apprezzo molto.
Tutto ciò premesso, pur avendo già un po' di informazioni su Salgado e sul suo impegno per l'ambiente (anche grazie alla mostra Genesi che avevo visto l'anno scorso a Roma), il film certamente mette lo spettatore in relazione con un uomo incredibile da numerosi punti di vista. Innanzitutto per la sua storia personale e familiare (la fazenda di famiglia in Brasile, il rapporto con la moglie e con i due figli), in secondo luogo per il suo straordinario percorso professionale che l'ha portato in ogni angolo del pianeta per far conoscere prima le condizioni di alcune popolazioni (penso ai reportage dal Sahel, dal Rwanda ecc.), poi per testimoniare che esiste ancora un pianeta in cui natura, fauna e uomini sono ancora in una condizione di purezza originaria. Tutto questo si è trasformato in un impegno concreto per l'ambiente e per la salvaguardia della natura attraverso una fondazione, Instituto Terra, che Salgado segue insieme a sua moglie.
Oltre alla bellezza delle fotografie e delle immagini del film, che sono un vero godimento per gli occhi e hanno un impatto emotivo in taluni casi davvero forte, la cosa che mi ha colpito di più di quest'uomo è il coraggio con cui a qualunque età della vita ha affrontato viaggi incredibili, rischi, contatti con ambienti anche ostili e comunità umane primitive per desiderio di conoscere e di lasciare una testimonianza.
Diciamo che, pur sapendo che si possono fare straordinarie fotografie anche senza muoversi da casa propria, mi sono anche resa conto che le fotografie di Salgado portano con sé anche la voglia di esplorare, lo sprezzo del pericolo, il desiderio di conoscere, di stare vicino agli eventi, di viaggiare anche per periodi lunghi.
Wim Wenders e il figlio di Salgado, Juliano Ribeiro, sono bravissimi a costruire questo ritratto, a dimostrazione del fatto che Wenders ha sviluppato un'insana passione per i ritratti d'artista (vedi Pina).
Voto: 3/5
venerdì 21 novembre 2014
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