mercoledì 15 dicembre 2021

Strappare lungo i bordi

Dopo aver sentito raccontare in ogni dove meraviglie sulla nuova serie animata di Zerocalcare, Strappare lungo i bordi, finalmente sono riuscita a vederla in una piovosa serata di novembre.

Chi legge questo blog sa che non sono stata una delle estimatrici della prim'ora di Zero, ma da quando l'ho scoperto - ormai parecchi anni fa - non l'ho più abbandonato.

Zerocalcare, aka Michele Rech, è un grande disegnatore e un grande narratore di storie, e questo gli ha permesso di passare con grande facilità dalle strisce alle narrazioni brevi per arrivare al romanzo grafico e infine alla serie animata. Tutte queste espressioni del suo mondo creativo hanno una coerenza di fondo che si può sintetizzare nella perfetta fusione tra una profondità di riflessione invidiabile su temi di grande respiro e la capacità di analizzare con grande arguzia e con un effetto esilarante le piccole cose della vita, che spesso sono sue personali ma in cui è facile riconoscersi.

Ebbene, per me che di Zerocalcare ho letto praticamente tutto, Strappare lungo i bordi è stata "semplicemente" una conferma. O meglio, Zero dimostra di avere un gusto e una capacità non indifferenti nel trasformare le sue storie, prima fissate sulle pagine, in racconti animati, rimanendo fedele a sé stesso e senza perdere mordente. Cosa questa che non era affatto scontata.

A livello invece di contenuti mi pare che Strappare lungo i bordi parli soprattutto a quelli a cui mancano le puntate precedenti, a chi non lo conosceva o lo aveva sempre snobbato. E in questo senso è un po’ una sintesi del mondo di Zerocalcare, del suo passato, del contesto e della sua filosofia di vita. Ma molte di queste cose noi lettori dei suoi fumetti le sapevamo già. Poi certo qua e là sbuca un’invenzione inattesa, che ci fa ridere a crepapelle o ci fa commuovere, e il fil rouge che tiene insieme il racconto ci dice qualcosa di nuovo, mescola le carte di indizi che Zero aveva lasciato qua e là nei suoi fumetti.

Però, se dovessi dire, mi sembra che a livello di “poetica” individuale e generazionale, i suoi ultimi graphic novel, Macerie prime e Scheletri, rappresentano un passo successivo rispetto a quanto espresso nella serie.

In Strappare lungo i bordi siamo ancora ai trentenni che hanno scoperto di non avere alcun percorso tracciato e spesso su questo cammino tortuoso si perdono o si fermano. In Macerie prime e Scheletri siamo invece agli stessi trentenni (ormai quasi quarantenni) che hanno cominciato a fare i conti con la vita adulta, a tirare qualche somma, a fare qualche bilancio e anche qualche valutazione, in cui ognuno deve cercare la propria quadra.

Ovviamente c’è ampio spazio per stagioni successive della serie che possono riagguantare i traguardi intimi di Macerie prime e Scheletri, e probabilmente andare anche oltre. Il fatto stesso che nell’ultima puntata i suoi amici, prima tutti doppiati da lui, acquistino una voce propria, è in un certo senso il segnale che anticipa un’evoluzione, e in questo caso lo fa sfruttando una caratteristica specifica della serie animata, una voce propria dei personaggi (non più l'unica presente nella testa del lettore).

E però inin questa prima stagione era giusto che si ripartisse dall’inizio, una scelta che ha dato ragione ancora una volta a Zerocalcare, visto il successo straordinario.

Tutte le altre polemiche, la romanità, Biella ecc., sono tutti inutili divertissement da social.

Voto: 3,5/5



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