Lino Musella l’avevo scoperto insieme a F. qualche anno fa nello spettacolo Orphans di Dennis Kelly, dove faceva la parte di un giovane inquietante e borderline. Abbiamo capito dopo che la parte del cattivo o comunque del personaggio un po’ disturbante è una di quelle che gli si addice particolarmente e nel quale forse è in parte rimasto intrappolato.
Ma Musella è talento a tutto tondo, e lo dimostra come regista e attore di questo spettacolo che prende in prestito il titolo, Tavola tavola chiodo chiodo, dalla lapide eretta in memoria dello storico macchinista del Teatro San Ferdinando, Peppino Mercurio.
Avvalendosi della raffinata e attenta ricerca storica e archivistica realizzata da Maria Procino e accompagnato sul palco dalla chitarra di Marco Vidino, Lino Musella ci racconta e a tratti interpreta il grande Eduardo De Filippo, utilizzando le sue lettere, i discorsi istituzionali, i documenti, che gettano luce su aspetti privati e pubblici della sua vita.
Al centro c’è l’impegno di Eduardo per la ristrutturazione e la riapertura del Teatro San Ferdinando di Napoli, e non a caso all’apertura del sipario, al centro c’è una specie di modellino del teatro che il protagonista sta realizzando e durante tutto lo spettacolo Lino/Eduardo è impegnato in un lavorio continuo mediante il quale fa e disfa, evocando scenari.
Ne emergono cenni alla vita privata, il rapporto con i membri della sua famiglia, la morte della figlia, ma soprattutto il suo amore per il teatro e il suo impegno sociale (ad esempio per i ragazzi incarcerati a Poggioreale o al centro Filangieri), due cose che lo portano spesso alla polemica e all’invettiva politica. Eduardo resta un uomo libero e coerente con le sue idee anche quando entra in Senato dopo essere stato nominato Senatore a vita.
Lino Musella non imita Eduardo, ogni tanto ne accenna qualche movenza e qualche espressione, ne riprende la parlata napoletana, ma nel complesso sceglie di entrare e uscire dal personaggio per non banalizzarlo e proporlo al pubblico in tutta la sua complessità.
Per me che Eduardo lo conosco molto poco, tanti riferimenti e suggerimenti finiscono nel vuoto e probabilmente anche parte della bravura di Musella diventa difficile da cogliere. Ma, nonostante questo, ne colgo e apprezzo il suo modo di tenere il palco, la capacità di combinare il lavoro manuale con la recitazione, quasi che le due cose si rafforzino a vicenda, la bravura nel rendere affascinanti testi che in buona parte non erano nati per essere recitati, e nemmeno in alcuni casi per diventare pubblici.
Al termine dello spettacolo, quando il modellino del teatro crolla su sé stesso e Lino/Eduardo annuncia che dovrà rifare per l’ennesima volta “o presepio”, il pubblico prorompe in un applauso fragoroso e prolungato che sancisce l’apprezzamento per il suo regista e interprete, nonché per un personaggio immortale e insuperato come Eduardo De Filippo.
Voto: 3,5/5
lunedì 27 dicembre 2021
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