Nell'ambito della manifestazione Flautissimo, organizzata dall'Accademia Italiana del Flauto e scoperta per caso da un manifesto per strada, vengo attratta dallo spettacolo tratto dal racconto/romanzo breve di Natalia Ginzburg, La strada che va in città, uscito nel 1942 con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte (per sfuggire alle leggi razziali). Lo spettacolo, in programma al Teatro Palladium della Garbatella, è diretto da Iaia Forte e interpretato da Valentina Cervi.
Si tratta, come prevedibile, di un monologo, nel quale la Cervi interpreta innanzitutto la protagonista del racconto, ma anche gli altri personaggi che le ruotano intorno.
Al centro della narrazione Delia, una giovane di 17 anni, che oltre a una sorella già sposata, Azalea, e altri tre fratelli, è cresciuta con Nini, figlio di un cugino del padre rimasto orfano.
In casa sono in troppi, e troppo poveri, per cui Delia, così come i suoi fratelli, non appena può scappa verso la città per chiacchierare con le amiche, incontrare persone, guardare le vetrine, e soprattutto per non pensare alla sua famiglia. Delia sogna una vita migliore e soprattutto lontana dalla casa di origine, ma l'unico esempio che ha è quello della sorella che si è sposata a 17 anni, vive in città e conduce una vita oziosa (sta a letto tutto il giorno, litiga con il marito e l'amante, non si occupa dei figli, e affida tutte le incombenze alla cameriera).
Anche a Delia sembra dunque che l'unica vera occasione di sfuggire al suo destino sia quella di sposarsi presto, cosicché cede al corteggiamento di Giulio, un giovane che studia medicina, e finisce incinta, sebbene i suoi sentimenti vadano nella direzione di Nini.
Il desiderio spasmodico di sfuggire alla povertà da un lato e la condizione di minorità determinata da una società fortemente patriarcale dall'altro conducono la ragazza verso una vita che certamente le garantisce un maggior benessere materiale, ma che sarà costellata da rimpianti e da una strisciante, se non palese, infelicità.
L'impossibilità di scegliere la propria vita liberamente e di autodeterminarsi, nonché le limitatissime opportunità a propria disposizione, anche e soprattutto perché donna, costituiscono per Delia un fardello insostenibile e una condanna cui è impossibile sottrarsi.
A livello di spettacolo teatrale, ho apprezzato molto la compostezza e la qualità interpretativa di Valentina Cervi, mentre la messa in scena e le scelte musicali mi sono sembrate piuttosto superflue, o comunque poco capaci di valorizzare il testo. Nel complesso però l'ho trovata un'operazione interessante, e sono contenta di essere tornata al Palladium dopo tanto tempo e di aver scoperto questo testo della Ginzburg che non conoscevo.
Voto: 3,5/5
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