Pour un oui ou pour un non è un testo del 1982 di Nathalie Sarraute, scrittrice francese di origine russa che non conoscevo prima di questa circostanza, ma che scopro essere una delle grandi voci del teatro - e non solo - francese.
Sono due mostri sacri del teatro italiano, Franco Branciaroli e Umberto Orsini, diretti da Pier Luigi Pizzi, a portare in scena per il pubblico italiano questo lavoro, che racconta il momento di rottura di una amicizia di vecchia data. I due protagonisti, dopo un periodo di allontanamento, si ritrovano a casa di uno dei due (una casa con grandi librerie piene di libri) per confrontarsi sui motivi che li hanno allontanati. L'ospite (Franco Branciaroli) cerca - più o meno bonariamente - di indagare sui motivi dell'allontanamento dell'amico, mentre il padrone di casa (Umberto Orsini) appare reticente. A poco a poco i contorni di questo allontanamento si svelano: al centro non c'è un evento eclatante, ma quella che potrebbe essere un'incomprensione (un nonnulla, come l'espressione francese che dà il titolo all'opera Pour un oui ou pour un non suggerisce), su cui si sono costruiti rancori, illazioni, sensi di colpa e molto altro. La conversazione, che finisce per coinvolgere anche un'altra coppia di amici, cui i due si rivolgono telefonicamente, diventa sempre più tesa e ambigua, fino all'inquietante epilogo.
Il tema è molto interessante, e il testo sicuramente affascinante. Tra l'altro è una conversazione in cui mi sarei tranquillamente potuta immedesimare. Purtroppo però tutto ciò non accade. Il modo di recitare di Branciaroli mi risulta eccessivamente impostato e teatrale fin dal principio, e pure la recitazione di Orsini - sicuramente un po' più realistica - non mi convince del tutto. In generale il loro modo di stare sul palco e di interagire mi risulta un po' rigido e tutto sommato non perfettamente coerente con il testo.
Leggo che i due hanno voluto moltissimo portare quest'opera a teatro da protagonisti. E di questo certamente bisogna riconoscergli il merito. Però personalmente nei due ruoli ci avrei visto degli attori di mezza età, perché - non so se per una mia non corretta interpretazione - mi è sembrato che l'autrice a quel tipo di figura facesse riferimento nella scrittura.
Sicuramente la capacità di Branciaroli e soprattutto di Orsini (che ha quasi 89 anni) di tenere da soli il palco, mostrando un'agilità e una capacità recitativa ammirevoli, non va taciuta. Purtroppo però il risultato è che lo spettacolo mi è scivolato addosso senza lasciarmi molto.
Voto: 2,5/5
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