Ed ecco finalmente il grande ritorno anche a teatro, sebbene quello all’aperto e tra l’altro in un sabato di settembre in cui le temperature sono crollate, traghettandoci in men che non si dica in pieno inverno.
E però, nonostante il freddo e il virus gastrointestinale che mi assale la notte successiva, sono contenta di aver rivissuto la magia del teatro con questo spettacolo del Silvano Toti Globe Theatre, per la regia di Loredana Scaramella.
La commedia di Shakespeare La dodicesima notte racconta del naufragio della nave su cui viaggiano i gemelli Viola e Sebastiano: entrambi si salvano ma sono tutti e due convinti che l’altro/a sia morto/a. Sebastiano viene aiutato a sopravvivere da Antonio fino a giungere nella stessa città di Viola, mentre quest’ultima travestita da uomo va al servizio di donna Olivia, la quale è corteggiata dal duca Orsino, ma si innamora del suo paggio non sapendo che si tratta di una donna. Viola a sua volta si innamora del duca Orsino senza poter rivelare la sua identità.
Il cugino di Olivia e altri membri della corte nel frattempo tessono una trappola nei confronti dell’attendente di Olivia, Malvolio, facendogli credere che la signora sia innamorata di lui e creando false speranza per una sua scalata sociale.
Su tutto e tra tutti si muove Feste, il Matto, che canta, balla e commenta, a volte filosofeggiando, altre volte rasentando il quasi nonsense.
Il tutto si muove all’interno di una scenografia animata da dodici sedie disposte in cerchio come le dodici ore di un orologio (sebbene io debba confessare che il riferimento all’orologio l’ho colto solo dopo aver letto la presentazione della regista). Quello che invece ho colto fin da subito è stata la scelta di uno stile prevalentemente steampunk, soprattutto ma non solo a livello di costumi, con l’inserto di elementi settecenteschi e di altra ispirazione.
Molti dei protagonisti hanno delle mascherine disegnate sugli occhi, e i movimenti di scena e le coreografie sono tutti ispirati e improntati al cosiddetto “distanziamento sociale”, senza – devo ammettere – incidere negativamente sulla visione, anzi in un certo senso conferendogli – come dice la regista – uno stile quasi bollywoodiano.
Lo spettacolo è frizzante e tiene desta l’attenzione in quel turbinio di equivoci e scambi di persona che è tipico delle commedie shakesperiane più riuscite. A suo tempo avevo visto la versione cinematografica di Trevor Nunn e mi era piaciuta molto, anche se non ricordavo esattamente la trama. Ritrovare Viola, Olivia, Sebastiano e il duca Orsino è stata una piacevole sorpresa.
Bravissimi al Globe sul rispetto delle norme anti-Covid, peccato per il freddo becco che abbiamo dovuto sopportare. Per fortuna l’applauso finale, lunghissimo, aiuta a scongelare gli arti ormai atrofizzati.
Voto: 3,5/5
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