Dopo l'acclamato Nico, 1988 Susanna Nicchiarelli torna al cinema con un'opera dedicata alla figlia minore di Karl Marx, Eleanor, detta Tussy (Romola Garai).
La narrazione prende l'avvio dalla morte di Karl e dal discorso che Eleanor tiene in memoria del padre. In questa premessa ci sono tutti i temi del film: Tussy è l'unica a non essere vestita di nero e dimostra di essere la vera erede del padre sul piano delle idee e delle battaglie; al contempo la donna si sofferma con trasporto sul rapporto d'amore tra Karl e sua moglie Jenny, presentato come un amore ideale e senza tempo.
È in questa contraddizione che vive Eleanor, una donna sorprendentemente avanti sul piano delle idee (combatté per l'abolizione del lavoro minorile, per i diritti dei lavoratori, per l'emancipazione della donna e il suffragio universale), ma emotivamente dipendente da un uomo, il dottor Aveling con cui visse molti anni more uxorio, mentre questi sperperava i suoi soldi, la tradiva e le mentiva.
Gli anni della vita di Tussy che la Nicchiarelli ci racconta, ossia dal 1884 al 1898, sono quelli in cui la donna raccoglie pienamente l'eredità politica del padre, ma ne scopre i limiti umani, oltre a vedere infrangersi la sua fiducia nella possibilità di un rapporto amoroso libero ma responsabile e leale.
Il dissidio interiore che la donna vive e di cui a poco a poco prenderà coscienza sarà la causa della decisione di togliersi la vita a soli 42 anni.
E la Nicchiarelli su queste contraddizioni costruisce la cifra del film, scegliendo la strada del pastiche: brani di musica classica riletti in chiave elettronica si alternano ad incursioni di tipo punk-rock e versioni corali de L'Internazionale in francese; la ricostruzione di ambienti e discorsi (basata anche su un attento lavoro di ricerca) si sostanzia di immagini d'archivio che documentano la realtà di cui Miss Marx parla, ma vanno anche cronologicamente oltre, fino ad abbracciare le lotte degli operai del secolo successivo.
Il risultato è un film decisamente originale, un po' verboso, in cui la figura pubblica di Eleonor Marx è forse eccessivamente soffocata da una relazione privata che fin da subito appare tossica e su cui la regista si sofferma in maniera forse persino eccessiva.
Voto: 3/5
giovedì 1 ottobre 2020
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Ho avuto i tuoi stessi dubbi: un film più interessante che bello, nel senso che racconta una storia e un personaggio (per me) poco noto, ma lo fa in maniera parziale: la vita privata ha il sopravvento su quella pubblica, che viene appena accennata o quasi da qualche filmato di repertorio, lasciando sospeso il giudizio su questa donna. Onestamente non mi ha entusiasmato, lasciandomi alquanto freddo.
RispondiEliminaUh, mi era sfuggito questo tuo commento Kris! Comunque assolutamente d'accordo con te :-)
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