In una giornata che più piovosa non si può, approfittando della presenza a Roma dei miei amici A. e P., riesco finalmente ad andare a vedere la mostra di Lisetta Carmi al Museo di Roma in Trastevere, che avevo adocchiato da tempo e dove posso entrare gratis grazie alla mitica MIC (la carta dei musei di Roma che ho acquistato qualche mese fa a soli 5 euro).
Come spesso accade, devo confessare anche in questo caso la mia ignoranza: prima di leggere della mostra e della fotografa protagonista, non conoscevo Lisetta Carmi e il suo lavoro, né sapevo che la donna, ormai novantaquattrenne, vive da parecchio tempo nella mia terra d'origine e precisamente a Cisternino, pur essendo originaria di Genova, la città che ha immortalato in una parte significativa delle sue foto.
La mostra di Roma offre una retrospettiva molto ricca della sua produzione, oltre alla possibilità di vedere una lunga e illuminante intervista alla fotografa, nonché - protetti da alcune teche - i suoi strumenti di lavoro (la sua borsa e le sue macchine fotografiche) e le edizioni originali di alcune delle sue pubblicazioni più famose o più originali.
Al piano terra si possono visionare le fotografie sul porto di Genova e sugli operai dell'Italsider, poi nella lunga parete a sinistra dell'ingresso le foto di viaggio, provenienti da ogni parte del mondo dove Lisetta Carmi è arrivata con la sua macchina fotografica e anche da luoghi più vicini (ad esempio la Sicilia) ma che appaiono altrettanto lontani nella loro arretratezza e insieme poesia degli anni Sessanta. Un altro corridoio ospita invece i ritratti: la famosa serie dedicata a Ezra Pound che le valse il Premio Niépce per l'Italia, e poi i ritratti di molti intellettuali italiani e stranieri suoi contemporanei.
Le salette del piano terra sono invece interamente dedicate al progetto fotografico sui travestiti di Genova, progetto che fu fortemente avversato dalla società benpensante dell'epoca (come la stessa fotografa ci racconta in video) ma che probabilmente ha contribuito a consegnare la Carmi alla storia della fotografia per essere entrata - prima di chiunque altro - nelle case e nei cuori di queste persone con garbo e affetto.
La seconda parte della mostra si sviluppa al secondo piano del Museo, dove sono esposte le fotografie scattate dalla Carmi in occasione di spettacoli teatrali e musicali, ritratti e foto di scena dei protagonisti di quegli anni. Qui viene fuori l'anima musicale di Lisetta Carmi che infatti prima di diventare fotografa era destinata a essere pianista e che fa filtrare questa passione anche attraverso il suo mestiere di fotografa, come emerge in particolare dalla serie fotografica che illustra con le foto un brano musicale.
Un'ultima saletta è dedicata al parto, un progetto fotografico realizzato dalla Carmi su richiesta dell'Ospedale Galliera di Genova che racconta in maniera diretta e senza filtri la brutalità e la meraviglia del parto naturale trasmettendo quel senso di profondo mistero che sta dietro la nascita di una nuova vita. Foto sicuramente forti, ma indimenticabili per il loro straordinario impatto emotivo.
Usciamo dalla mostra che ancora piove, ma le foto di Lisetta Carmi hanno portato un raggio di luce e bellezza in questa giornata così grigia.
Voto: 4/5
venerdì 8 febbraio 2019
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