Durante uno dei miei weekend bolognesi, mi propongo di andare a vedere la mostra fotografica dedicata al fotografo americano Richard Renaldi (classe 1968), di cui avevo letto bene in un articolo dell'Internazionale.
Non conosco l'artista, né ho la più pallida idea (pur avendo vissuto a Bologna) di dove sia lo Spazio Labò, il luogo che ospita la mostra. Scopro che si tratta di un piccolo atelier fotografico al piano terra di un edificio che si affaccia su una corte interna di un palazzo signorile di strada Maggiore. All'esterno per fortuna c'è un totem che pubblicizza la mostra, altrimenti non credo l'avremmo mai trovato!
Il posto è molto bello, c'è una piccola anticamera, poi una saletta con una libreria piena di libri di fotografia e un grosso tavolo dove poterli consultare, e sulla parete di fronte sono appese le prime foto della mostra On love and other matters di Richard Renaldi.
Quelle esposte sono alcune delle foto che fanno parte del progetto fotografico I want your love, un progetto autobiografico dell'artista che inizia con alcune foto familiari dei primi anni Settanta e i primissimi autoscatti in bagno all'età di circa 10-11 anni per arrivare fino ad oggi con ritratti e autoritratti dell'artista ormai cinquantenne.
L'autoscatto che fissa lo sguardo su sé stesso a età diverse è una delle componenti di questo progetto e registra il cambiamento fisico di Renaldi, che anche attraverso la sua fisicità cerca di definire e imporre la sua identità, mentre attraversa le varie fasi della vita, caratterizzate dall'irrompere della sua omosessualità e dalla partecipazione all'universo gay newyorkese, dai rapporti non sempre facili con i genitori, dalle feste e dai divertimenti, da nuovi amori più o meno duraturi e fortunati (l'ultimo ormai ventennale con Seth), dalla scoperta della malattia. E però più in generale da una sostanziale gioia di vivere e partecipare appieno dell'esistenza.
Nella sala principale della mostra è collocata anche una vetrina con oggetti e
piccole stampe a corredo dell'universo visivo di Renaldi raccontato in I want your love.
Alle foto stampate ed esposte si affiancano, sempre nella sala grande, due schermi : uno manda fotografie di night club e incontri di natura prevalentemente sessuale (2, Untitled work), l'altro riproduce in sequenza le centinaia di foto che compongono la serie Hotel room portraits, che ritrae Richard e Seth nelle numerosissime stanze d'albergo che hanno frequentato durante i loro viaggi in tutto il mondo.
Nella saletta in fondo alla mostra un piccolo televisore vintage riproduce le foto che fanno parte del progetto Pier 45, il luogo di New York dove un tempo si radunava la comunità LGBT di New York nonché altre minoranze della città, prima che la zona fosse oggetto di una totale riqualificazione. Sul video scorre la voce di persone che hanno vissuto il Pier 45 e che raccontano il significato e il valore che questo luogo ha avuto per loro.
Dopo aver visto la mostra ci fermiamo al tavolo di consultazione e sfogliamo il libro I want your love lì disponibile, nonché altri volumi in cui sono stati pubblicati i progetti di Renaldi. A me colpisce soprattutto quello che si intitola Touching strangers, in cui Renaldi fotografa due (o più) estranei che invita a un contatto fisico.
La mostra è molto interessante e non può non catturare l'attenzione del visitatore. Personalmente avrei gradito qualche didascalia e forse anche qualche aiuto visivo in più nello spazio espositivo per creare una più chiara corrispondenza tra le foto e i testi contenuti nell'opuscolo distribuito all'ingresso della mostra, testi che amplificano e conferiscono significati più ampi alle immagini che vediamo. Ma forse è solo perché io sono una persona che appartiene al mondo della parola prima che a quello delle immagini.
Voto: 4/5
venerdì 22 febbraio 2019
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