lunedì 23 settembre 2024

Real

Dopo il documentario Normal, che partiva da una domanda semplice e impossibile, ossia "Cos'è normale?" in particolare in riferimento all'identità di genere, Adele Tulli torna sul grande schermo con un altro lavoro che, durante la proiezione al Festival di film di Villa Medici (dove ha vinto il Premio della giuria), ci dice essere nato durante il periodo della pandemia.

Con le nostre vite fisiche compresse dentro le quattro mura domestiche e la nostra dimensione affettiva e relazionale completamente spostata sulla rete, è venuto naturale porsi una nuova domanda: "Cosa significa e cos'è reale?". Nel frattempo, come ci dice la regista, la pandemia è finita, ma la dimensione virtuale della nostra vita ha continuato ad espandersi e, più in generale, la tecnologia ha continuato a fare passi in avanti in direzioni sempre più strabilianti, rendendo ancora più complesso e sfaccettato il concetto di "realtà".

Come già avevamo avuto modo di apprezzare nel primo lavoro, anche in Real Adele Tulli procede per giustapposizioni e intersecazioni di storie che rappresentano altrettanti punti di vista sul rapporto tra dimensioni fisica e virtuale delle nostre vite. Si parte con due sequenze piuttosto emblematiche: quella del bambino coreano che dialoga con Bixby (una specie di Alexa) e quella della seduta di yoga che si svolge su Zoom. Scopriremo poi che il bambino vive nella Busan Eco Delta Smart City, un piccolo agglomerato urbano nel quale si sta facendo un esperimento di "vita ideale" basata su un uso massivo della tecnologia e della raccolta dei dati degli individui che ci abitano, e nella seduta Zoom di yoga c'è una ragazza che vive con il suo cane e ha aspirazioni da musicista, ma intanto si mantiene (o almeno così lo interpreto io) facendo delle dirette video in canali hot.

Alle loro storie, che continueremo a seguire nel corso del film, se ne aggiungono molte altre: il rider coreano che filma sé stesso durante le sue giornate di lavoro e fa dirette con i suoi follower mentre gira per le strade della città, due persone che vivono in due diversi continenti ma che si incontrano regolarmente tramite i loro avatar in mondi di realtà virtuale, influencer youtube depressi che abbandonano la loro attività, robot che svolgono mansioni che prima erano prerogative umane oppure che sostituiscono o si affiancano al loro corrispettivo fisico (per esempio il robot a quattro zampe), smartphone onnipresenti in qualunque momento dell'esistenza umana, uno strano personaggio vestito da yoda che a Venezia raccoglie soldi facendo foto con i turisti o accompagnando piccoli gruppi in attività di svago, giovani che finiscono in cliniche di disintossicazione per liberarsi dalla dipendenza tecnologica.

Tutto questo e molto altro filmato nei modi più vari: si va dalle sequenze che si svolgono in mondi virtuali, a soggettive di robot, cellulari e altre attrezzature sul mondo circostante (la soggettiva della telecamera del robot che pulisce il pavimento è notevole!), a un uso importante di telecamere fisheye che distorcono l'immagine rendendo anche contesti normali cose irreali e anche un po' surreali, ma anche sequenze su cose molto concrete (la produzione della fibra di rete e la posa dei cavi di rete nella profondità degli abissi) che però divengono esse stesse immagini stranianti e fuori dalla realtà fisica.

Come ci ha detto la regista all'inizio del film, non si tratta di dare delle risposte, né tanto meno di formulare dei giudizi, anche perché siamo immersi in un processo da cui ancora facciamo fatica a prendere la distanza necessaria a comprenderlo e perché molti altri cambiamenti ci aspettano nel prossimo futuro. Però certamente il film - come il precedente - aiuta a porsi delle domande, a riflettere sul mondo, sull'umanità e anche su noi stessi rispetto a quanto sta accadendo intorno a noi e dentro di noi.

L'effetto è affascinante e inquietante al contempo, e si esce dalla sala certamente turbati, quasi come dopo un trip psichedelico, che però è anche molto "reale" perché appartiene all'esperienza di tutti noi. A parte qualche breve momento di stanchezza e di calo di tensione, il film è non solo interessante ma anche ben fatto e merita di essere visto da molte persone.

Voto: 3,5/5

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