venerdì 4 marzo 2022

Art / Yasmina Reza. Teatro Vascello, 19 febbraio 2022

Ero andata a vedere questo spettacolo piuttosto prevenuta, perché l’ultima volta che ero stata a uno spettacolo tratto da un testo di Yasmina Reza (Bella figura) ero rimasta parecchio delusa. Tra l’altro arrivo al Teatro Vascello molto stanca perché sono le ultime settimane prima del trasloco in un nuovo appartamento e le giornate sono lunghe e piene di cose da fare.

Considerata la trama dello spettacolo (tre amici discutono del fatto che uno di loro ha comprato, per una cifra parecchio importante, un quadro interamente bianco in cui a malapena si intravedono delle striature diagonali sempre bianche), ho paura che il fuoco della narrazione sarà sull’arte contemporanea e le sue “follie”.

E invece lo spettacolo portato in scena da Generazione Disagio, il collettivo artistico creato nel 2013 da Enrico Pittaluga, mi sorprende molto piacevolmente. Innanzitutto, è chiaro fin da subito che il tema di Art è l’amicizia, in particolare quella maschile, ma con tratti e riflessioni che in buona parte riescono a prescindere dal genere.

I protagonisti sono Serge (Graziano Sirressi), Marc (Luca Mammoli) e Yvan (Enrico Pittaluga): il primo è l’appassionato di arte contemporanea che ha acquistato il famigerato quadro; Marc è invece un ingegnere dall’approccio molto razionale che vede questa scelta di Serge come folle e/o snobistica; infine Yvan è un po’ il buono e anche lo sfigato del gruppo, che cerca sempre la terza via nel conflitto anche in virtù della sua insicurezza.

E infatti, a fronte del conflitto che quasi subito divampa tra Serge e Marc, Yvan viene chiamato in causa quasi come un ago della bilancia; peccato che la sua linea morbida finisca per scontentare entrambi gli amici e determinare un’alleanza tra i due contro lo stesso Yvan.

La drammaturgia della Reza prevede momenti di dialogo a due, e altri in cui tutti e tre i protagonisti interagiscono. Tutto questo in un palco vuoto, in cui le diverse situazioni sono gestite attraverso le luci e dove campeggia esclusivamente un grande telo bianco, su cui gli stessi protagonisti proietteranno a un certo punto le loro ombre sia in silhouette nera sia in versione colorata 3D.

Ne viene fuori sia il ritratto individuale di questi tre personaggi, ma soprattutto le dinamiche dell’amicizia declinate nelle diverse specificità prodotte dal rapporto a due o a tre, che inevitabilmente innesca più evidenti giochi di ruolo.

L’effetto è molto divertente, ma anche piuttosto crudele (come del resto la Reza ci ha già fatto assaporare con Carnage), dal momento che in queste dinamiche ciascuna tira fuori il peggio di sé, portando alla luce in molti casi le motivazioni spesso egoistiche e meschine che stanno alla base dell’amicizia. Ma, tanto è facile in una relazione (di amicizia e non solo) ritrovarsi ad alimentare un conflitto, così è altrettanto facile buttarsi tutto alle spalle e ricominciare da dove si era interrotto.

Voto: 4/5

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