La sostituta / Sophie Adriansen; Mathou; a cura di Chiara Gregori. Padova: BeccoGiallo, 2022.
Vengo a conoscenza di questo graphic novel grazie alla bacheca FB di Caterina Ramonda, una mia collega bibliotecaria che scopro poi essere stata la traduttrice dal francese di questo lavoro di Sophie Adriansen e Mathou.
Il tema è per me di grandissimo interesse. Come per molti altri aspetti della vita umana – tra tutti la narrazione dell’amore romantico che tanti danni ha fatto alle nostre vite sentimentali -, ritengo che un altro tema su cui la retorica ha raggiunto vette inarrivabili è quello della maternità.
Per qualunque mamma è un tabù esprimersi meno che positivamente sulla maternità e non parlare delle gioie connesse.
Non si vuole certamente sostenere che la maternità non sia un momento importante nella vita di una donna e che il rapporto madre/figlio o figlia non abbia qualcosa di potente e che sfugge a qualunque interpretazione razionale. Però da qui a ritenere che una donna non sia pienamente tale se non è madre e che l’istinto e la gioia materni siano qualcosa di automatico e necessario ce ne passa.
Ebbene Sophie Adriansen e Mathou – come giustamente sottolinea nell’introduzione la psicologa e sessuologa Chiara Gregori – hanno il coraggio di dare voce e volto ai sentimenti contraddittori che molte mamme provano alla nascita dei loro figli e alla fatica che imparare ad amarli porta con sé.
La retorica dei piaceri della maternità soffoca la libertà delle madri di esprimere le proprie frustrazioni e difficoltà, e ridimensiona artificialmente il grosso problema della depressione post partum, causata dai cambiamenti ormonali che il parto porta con sé ma anche dallo stigma sociale di fronte a quelle madri che non sono immediatamente comprese nel loro ruolo.
La protagonista di questo graphic novel ci metterà parecchi mesi a entrare in sintonia con la sua piccola Zoe, e dovrà fare i conti con i sensi di colpa del non sentirsi immediatamente a proprio agio nel ruolo di madre, che sembra invece venire molto più naturale al suo compagno.
Saranno il supporto e la comprensione di quest’ultimo, il riconoscimento esterno del suo ruolo e soprattutto il tempo e il progressivo adattamento della protagonista a un nuovo modo di vivere determinato dall’esistenza della piccola Zoe a sciogliere i nodi di un cambiamento di enorme portata e per niente scontato.
Penso che molte più madri di quelle che sarebbero disposte ad ammetterlo pubblicamente, dopo la nascita dei loro figli, abbiano rimpianto la vita senza di loro e abbiano pensato in varie circostanze che vorrebbero una sostituta a occuparsi dei loro figli per poter riavere indietro la propria vita.
Adriansen e Mathou lo raccontano con delicatezza e senza pudori, e soprattutto in un modo che alla fine dei conti dimostra ancora più fortemente quanto la maternità sia un atto continuo e non scontato di amore verso i propri figli.
Voto: 4/5
venerdì 25 marzo 2022
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