martedì 19 maggio 2020

Nostalgia della luce

Patricio Guzmán è un regista (ma anche sceneggiatore, fotografo e molto altro) cileno che ha dedicato diversi documentari al suo Paese e alla storia che l’ha caratterizzato.

Un tema che gli sta particolarmente a cuore è quello della memoria, ch’egli considera un valore da preservare gelosamente e accuratamente soprattutto in un contesto come quello cileno che – per vari motivi – rischia la rimozione.

Per coltivare questo valore, nella Nostalgia della luce Guzmán ci porta in un luogo simbolo del Cile, il deserto di Atacama, che ha un significato multiplo anche dal punto di vista della memoria.

In questo deserto, che è l’area più secca del pianeta, c’è il più importante osservatorio astronomico mondiale, e astronomi provenienti da tutto il mondo osservano e studiano il cielo e le stelle alla ricerca del passato della galassia e dell’universo; la luce delle stelle che arriva fino a noi è infatti spesso qualcosa che ci arriva dal passato e che ci racconta qualcosa che non esiste più.

Il deserto di Atacama è anche però uno strepitoso scrigno di testimonianze per gli archeologi che qui possono studiare le tracce e i resti della civiltà precolombiana e provare a ricostruire la storia antica del Cile e a sciogliere i dubbi che la riguardano.

Infine, questo deserto è stato tristemente protagonista anche dell’oscuro periodo della dittatura di Pinochet: qui infatti sorgevano campi di concentramento per i dissidenti e qui erano state realizzate delle fosse comuni dove furono sepolti i nemici del regime, spesso dopo essere stati torturati, persone di cui in molte casi si è persa completamente traccia (desaparecidos) e i cui parenti sono ancora alla ricerca delle spoglie. Molte di queste fosse comuni sono state smantellate dal regime per non lasciare traccia, e i resti dei corpi non si sa nemmeno dove siano stati portati (forse in mare).

Nel suo documentario Guzmán mette insieme questi tre livelli della narrazione intersecandoli in maniera affascinante e lasciando la parola a tutti i ricostruttori di memoria, a qualunque di questi mondi appartengano. Il tutto dentro una confezione molto poetica ed emozionante, e con una fotografia (soprattutto quella astronomica) davvero strabiliante.

Si tratta di un film che ovviamente sul grande schermo avrebbe avuto tutto un altro impatto e che mi dispiace davvero di non aver potuto vedere al cinema. Ciò nonostante, sono grata a MyMovies e al’iniziativa #iorestoacasa perché mi ha dato la possibilità di recuperarlo.

Voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!