Ida / Chloé Cruchaudet. Paris: Editions Delcourt, 2015.
Da quando ho letto Poco raccomandabile, graphic novel di cui ho amato praticamente tutto, dalla storia ai disegni ai colori, ho continuato a tenere d'occhio la sua autrice, Chloé Cruchaudet, una fumettista francese da noi poco conosciuta. Ho dunque letto l'altro suo lavoro tradotto in italiano, Groenlandia Manhattan, che mi è piaciuto molto anche se non quanto il primo, e poi ho comprato la versione integrale cartonata e in lingua originale di Ida, pubblicato dall'editore parigino Delcourt, e mai tradotto in italiano.
Si tratta di lavoro uscito prima in tre puntate, intitolate rispettivamente Grandeur et humiliation , Candeur et abomination e Stupeur et révélation, e poi raccolto in un albo unico, che è quello in mio possesso.
Siamo alla fine dell'Ottocento. La storia è quella di Ida, una aristocratica svizzera trentenne viziata e afflitta da mille malanni immaginari, cui un giorno il medico consiglia di andare sulla costa azzurra per migliorare la propria salute. Questo primo viaggio non solo le fa dimenticare le sue malattie, ma le fa scoprire il piacere dell'esplorazione e dell'avventura. È così che - affascinata dai mondi esotici rappresentati nelle Esposizioni Universali cui ha partecipato da bambina - decide di partire per l'Africa, portando con sé Fortunée, una giovane donna che ha salvato dal convento.
In Africa le due donne si troveranno ad affrontare molteplici avventure e comprenderanno che la realtà è molto diversa da quella che gli occidentali si rappresentano e anche che la presenza occidentale in Africa è in buona parte improntata allo sfruttamento delle risorse e della manodopera. Ida - nel frattempo divenuta corrispondente dall'Africa e autrice di opuscoli di viaggio e pezzi giornalistici, anche sotto pseudonimo - farà ritorno in Europa, insieme a Fortunée, con un animo ben più disincantato che alla partenza e con una consapevolezza molto più profonda degli equilibri geopolitici che si stanno determinando nel continente africano.
Non è stato per me facile procedere nella lettura di questo albo e soprattutto coglierne tutte le sfumature in una lingua che non conosco bene; nonostante questo però ho potuto apprezzare anche in questo caso le qualità della Cruchaudet sia dal punto di vista grafico (in questo caso il realismo delle ricostruzioni si mescola con una fantasia variopinta e stupefacente) sia dal punto di vista narrativo. In questo caso la Cruchaudet gioca sul registro ironico, ma non rinuncia a portare alla luce le contraddizioni dell'incontro tra gli europei e la società africana.
Un lavoro originale che dimostra ancora una volta che la giovane disegnatrice francese non teme - come Ida - di percorrere strade inesplorate e desidera continuare a mettersi alla prova e sperimentare, assumendosi rischi sempre maggiori e spiazzando il proprio pubblico di lettori.
Voto: 3/5
lunedì 4 maggio 2020
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