In una fresca serata dell'estate romana decido di andare a vedere - in lingua originale - al cinema dei Piccoli, dentro Villa Borghese, questo film francese che mi aveva incuriosito fin da subito.
Il film di Sébastien Marnier è strutturato come un vero e proprio thriller quasi horror con tanto di suspence e di colpi di scena (che mi ha un po' ricordato a tratti il miglior cinema di Shyamalan), ma questa confezione classica è messa al servizio di una riflessione che va bel al di là dell'intreccio narrativo fino a toccare alcuni temi centrali della contemporaneità.
L'ultima ora ha un inizio shock: in una classe del prestigioso collegio privato Saint Joseph, il professore guarda il sole accecante dalla finestra e a un certo punto si butta di sotto.
Mentre il professor Capadis lotta tra la vita e la morte, a scuola viene mandato a sostituirlo Pierre (Laurent Lafitte), un giovane supplente che sta completando gli studi con la scrittura di una tesi su Kafka. Pur avendo una classe di eccellenza con ragazzi particolarmente dotati, Pierre si accorge fin da subito che c'è qualcosa di strano nelle dinamiche relazionali, in particolare osserva il forte legame che unisce sei componenti della classe, tra cui i due rappresentanti, Apolline (Luàna Bajrami) e Dimitri (Victor Bonnel).
A seguito di alcuni strani episodi, Pierre comincia a seguire i ragazzi e a poco a poco ne intuisce il malessere e i piani. Il suo coinvolgimento aumenta progressivamente in una escalation di tensione che non si scioglierà nemmeno nell'inquietante epilogo.
L'ultima ora adatta il romanzo omonimo di Christophe Dufossé mettendo insieme alcuni filoni molto forti della cinematografia francese: da un lato quello dei film di ambientazione scolastica (ce ne sono numerorissimi, l'ultimo dei quali Il professore cambia scuola), dall'altro quello dei film sugli adolescenti (che poi spesso si combinano con il primo filone, penso ad esempio a La schivata di Abdellatif Kechiche), infine quello di matrice ambientalista (penso ad esempio al film Domani). Quest'ultimo filone è molto cresciuto negli ultimi anni in Francia, non saprei dire se come conseguenza di una sensibilizzazione sempre più forte a livello politico e di opinione pubblica su questo tema, o invece come stimolo intellettuale a questa sensibilizzazione.
Il film di Marnier - anche attraverso qualche estremizzazione - mette in scena una generazione molto consapevole e fin troppo lucida, che ha tutti gli strumenti per analizzare criticamente il presente e farsi una propria opinione, ma che proprio per questo esita in un pessimismo e un nichilismo senza speranza alcuna. Questi ragazzi - rappresentati quasi come degli alieni - guardano con rassegnazione al suicidio collettivo di un mondo per il quale sentono di non poter fare più nulla né dare alcun contributo costruttivo.
L'ultima ora è dunque un film profondamente cupo e pessimista, che sembra non lasciare spiragli nemmeno a un personaggio come quello di Pierre che ancora coltiva la fiducia nell'umanità e in un mondo migliore, fino a fargli abbracciare le paure profonde dei sei ragazzi.
Sul piano narrativo, a parte qualche inserto un po' troppo didascalico, come gli scarafaggi che compaiono in casa di Pierre mentre sta scrivendo una tesi su Kafka, l'intreccio funziona bene integrando bene anche gli elementi onirici e gli indizi che in parte si sciolgono e in parte restano senza spiegazione. Il tutto ben supportato da una colonna sonora molto coerente, in cui spiccano anche le esecuzioni a cappella da parte dei ragazzi di due brani di Patti Smith, Pissing in a River e Free Money.
Voto: 3,5/5
lunedì 29 luglio 2019
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