venerdì 26 luglio 2019

Magari ci fosse una parola per dirlo / Stefano Massini. Lunga Vita Festival, Accademia Nazionale di Danza, 18 luglio 2019

Lo spettacolo di Stefano Massini, Magari ci fosse una parola per dirlo, fa parte del Lunga Vita Festival, uno degli appuntamenti dell'estate romana (che sebbene si svolga da tre anni è pressoché sconosciuto e solo il fiuto di F. poteva scovarlo!). Il festival - oltre ad avere un programma parecchio interessante - ha il valore aggiunto di una location molto suggestiva, l'Accademia nazionale di danza sull'Aventino, un posto magico immerso nel verde.

Dopo lo spostamento di data da lunedì a causa della prevista pioggia (che poi in realtà non c'è stata), finalmente possiamo goderci la magia creata da quello straordinario affabulatore e raccontastorie che è Stefano Massini.

Con questo spettacolo siamo dalle parti del suo libro Dizionario inesistente, la cui premessa è che ogni lingua è il riflesso di una cultura e proprio per questo le parole che esistono e che non esistono sono lo specchio della sua storia e dei suoi valori. Di fronte alla frustrazione di non avere parole sintetiche e adatte a parlare di alcuni stati d'animo e di dover ricorrere a perifrasi, Massini decide che le parole si possono anche inventare a partire da specifici personaggi e narrazioni.

E così, a partire dalla storia del condottiero veneziano Francesco Morosini che, mandato a difendere Candia, la capitale di Creta, dall'assedio degli ottomani, resistette per 23 anni e poi decise di mollare e tornare a Venezia, ci parla dei neologismi "bastitudine" o "morosinità", che indicano quello stato d'animo per cui a un certo punto della vita si decide di abbandonare un'impresa perché non si vede più un senso in essa.

Da qui prende l'avvio una lunga e affascinante cavalcata al galoppo di storie piccole e grandi, vere o parzialmente leggendarie, che sono l'occasione per parlare di sentimenti e di condizione umana, di un mondo che non c'è più ma anche di situazioni che sono sempre attuali.

Massini - cui va riconosciuta una straordinaria padronanza del racconto e una memoria che sinceramente mi fa molta invidia - ci parla così del grande interesse dell'uomo per il volo raccontandoci le storie di Kanellos Kanellopoulos, dei fratelli Montgolfier e dei fratelli Wright, la incredibile vicenda della battaglia di Karánsebes e del fuoco amico che sterminò un intero esercito di austro-ungarici, la penosa storia del signor Mordake e della malformazione fisica che lo aveva fatto nasce con una seconda faccia sulla nuca, l'ossessione per il lavoro del conte di Olivares, i motivi del fallimento della missione dell'Apollo 1, la ricerca impossibile di una comunicazione con l'aldilà di Bess, la moglie del mago Houdini, e molto altro...

In questo bel monologo Massini dimostra - se ancora ce ne fosse bisogno - due straordinarie capacità: innanzitutto quella di condurci alla scoperta di storie incredibili di varia umanità, più o meno famosa, ch'egli non si si sa bene come faccia a scovare, in secondo luogo quella di raccontarcele con uno stile di narrazione che cattura ed emoziona. E così durante quest'ora di spettacolo proviamo la sensazione che forse dovevano provare in altre epoche tutti coloro che - in società più fondate sulla tradizione orale - si riunivano intorno all'aedo, al menestrello, al cantastorie per ascoltare i suoi racconti ed essere trascinati in un mondo altro.

La cosa bella - che Massini chiarisce fin dal principio - è che, in un'epoca di narrazioni messe al servizio del marketing e della propaganda, l'autore fiorentino predilige la narrazione utile, ossia pur attingendo agli espedienti narrativi più moderni (ma in fondo anche tradizionali e forse solo riscoperti dalla modernità), li mette al servizio di un discorso intimo e al contempo civile, in un costruttivo stimolo alla riflessione individuale e di gruppo che non si può che apprezzare e salutare con favore.

Avevo visto diversi spettacoli a teatro basati su suoi testi; a questo punto mi è venuta anche voglia di leggere qualche suo libro.

Voto: 4/5

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