L'ormai tradizionale appuntamento annuale con il Festival Rendez vous - Nuovo cinema francese è un'occasione bella per vedere film che arriveranno solo più avanti o non arriveranno mai nelle sale italiane, e per vederli in lingua originale e commentarli con i protagonisti (registi e attori).
Quest'anno il mio primo film del festival (dopo aver mancato la visione di Planétarium perché quando sono arrivata in cassa i posti erano appena finiti) è stato L'avenir - Le cose che verranno, il film della giovane regista Mia Hansen-Løve, che alla fine dello spettacolo ha risposto alle domande dell'intervistatrice e del pubblico con grazia, attenzione e rispetto.
L'avenir è la storia di Nathalie (una Isabelle Huppert che incontro spesso ultimamente nelle mie escursioni cinematografiche), una donna di mezza età che insegna filosofia in un liceo, è sposata da 25 anni con Heinz, ha due figli, una madre depressa che la vuole fare finita con la vita, e un ex allievo brillante che ha scelto la strada del rifiuto del modello borghese e si è rifugiato a vivere con alcuni compagni in un isolato casale in montagna.
La vita di Nathalie scorre serena, tra riflessioni filosofiche a casa e con i suoi studenti, e gestione quotidiana dei problemi familiari dentro un appartamento pieno di libri. Il mondo di Nathalie sembra rovesciarsi e crollare quando suo marito le confessa di amare un'altra e che la lascia per andare a vivere con lei, sua madre muore e la casa editrice per cui scrive e cui fa da consulente decide di tagliare la collana di filosofia perché poco redditizia.
Nathalie si ritrova in poco tempo in una casa in cui metà dei libri sono stati portati via dal marito e a gestire il gatto della madre che talvolta sparisce nei posti più impensati.
A quel punto dovrà fare i conti con una realtà che non è quella cui si era aggrappata per tanti anni e in cui le cose sono diverse da come aveva sempre voluto credere che fossero; dovrà fronteggiare il fallimento delle aspettative, le sue nei confronti degli altri e quelle degli altri nei suoi confronti.
La vita però, nella sua straordinaria e sorprendente inerzia, va avanti e l'inarrestabile ciclo degli eventi è in fondo una garanzia che qualunque disequilibrio si riassesterà in un nuovo equilibrio e che attraversare la sofferenza non preclude mai la possibilità di ritrovare piccoli piaceri quotidiani e grandi gioie.
Il film di Mia Hansen-Løve - come spesso accade per i film francesi - è un film suonato in sordina, in cui niente è urlato e dirompente, e gli eventi - persino quelli più sconvolgenti - fluiscono nella corrente, anche quando ne increspano la superficie.
Un film che - come la vita - a volte strappa il sorriso, altre volte stringe il cuore, altre volte ha un sapore amaro, e altre volte ancora è un balsamo che massaggia l'anima, donandoci quel conforto che la regista traduce in immagine attraverso l'ultimo fotogramma con cui si chiude L'avenir.
Se vi piacciono i film agrodolci e sussurrati, quelli in cui non tutto viene esplicitato, e le cose non sempre avvengono seguendo una traccia coerente, dove non ci sono buoni né cattivi, ma solo persone che fanno i conti con le proprie emozioni e i propri stati d'animo, L'avenir è un film che vi consiglio di andare a vedere.
Voto: 3,5/5
martedì 11 aprile 2017
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