Visualizzazione post con etichetta Francesco Scianna. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Francesco Scianna. Mostra tutti i post

mercoledì 9 marzo 2022

Il filo invisibile

Nel 2012 Marco Simon Puccioni aveva iniziato un progetto cinematografico dedicato alle famiglie arcobaleno, e dopo un primo documentario, Prima di tutto, in cui lo sguardo era rivolto non solo alla propria famiglia ma anche alle esperienze di molte altre famiglie formate da coppie dello stesso sesso con figli, nel secondo, Tuttinsieme, aveva scelto una strada molto più personale, raccontando la storia della nascita e dei primi anni di vita dei figli, Denis e David, nati grazie alla gestazione per altri (GPA) di una donna americana.

Non so se questo nuovo film, Il filo invisibile, si possa considerare il terzo capitolo di questo progetto. Certo è che il tema resta lo stesso, solo che il regista sceglie di spostarsi dal piano del documentario a quello della fiction, e per l’esattezza sceglie il linguaggio della commedia.

Simone (Francesco Scianna) e Paolo (Filippo Timi) sono sposati ormai da parecchi anni, e hanno un figlio di 16 anni, Leone (Francesco Gheghi), nato da una donna americana con una GPA. Leone sta realizzando un documentario sulla propria famiglia e su tutte le battaglie che ha dovuto combattere nel corso del tempo.

Mentre Leone si innamora di Giulia e vive i primi turbamenti dell’amore e le difficoltà dell’adolescenza, la sua famiglia subisce un vero e proprio terremoto nel momento in cui Paolo scopre che Simone lo tradisce da due anni con un altro uomo.

Tra gag tipiche di questo meccanismo narrativo, ma virate in chiave “famiglia arcobaleno”, il film scivola via divertente e intelligente, mentre fa emergere e rovescia i classici stereotipi sull’omosessualità e le coppie omosessuali, oltre a dimostrare con i fatti che questa famiglia, da molti considerata diversa, è in realtà una famiglia con le stesse dinamiche e problematiche di tutte le altre, e a cui in qualche modo si applicano le stesse regole e gli stessi parametri.

La sceneggiatura è brillante, gli attori particolarmente credibili nei loro ruoli e capaci di mantenersi mirabilmente in bilico tra il registro comico e quello drammatico, perché in un rapporto di coppia che finisce e in un ragazzo che diventa adulto c’è sempre qualcosa di doloroso e di drammatico che, attraverso una transizione, porta alfine a un nuovo equilibrio.

Nel film sono molti i temi spinosi che vengono affrontati con naturalezza ed equilibrio, e Marco Simon Puccioni dimostra da questo punto di vista una grande sensibilità e misura. Forse non sarà il film migliore della sua vita, ma a me pare che raggiunga il suo obiettivo con efficacia e maestria.

Il valore aggiunto è la possibilità per me di vedere il film al cinema Troisi alla presenza del regista, degli attori e della produttrice Valeria Golino, e di partecipare al dibattito che ne segue.

Voto: 3,5/5


sabato 19 dicembre 2015

Tradimenti / Harold Pinter, con Francesco Scianna e Ambra Angiolini. Teatro Eliseo, 1 dicembre 2015

È un periodo di spettacoli teatrali per me e - abbastanza casualmente - anche di prime.

Questa volta si tratta della prima dell'opera scritta da Harold Pinter, Tradimenti, e portata in scena - per la regia di Michele Placido - da Francesco Scianna, Ambra Angiolini e Francesco Biscione.

Siamo nel 1977. Jerry (Francesco Scianna) ed Emma (Ambra Angiolini) non sono più amanti da un paio di anni. Si incontrano in un bar per raccontarsi le loro vite e ricordare i tempi passati.

Da qui incomincia un viaggio a ritroso che, di scena in scena, ci porta fino al 1968, quando - al matrimonio di Roger e Emma - quest'ultima conosce Jerry e i due si innamorano diventando amanti per sette lunghissimi anni, durante i quali molte cose succedono all’interno delle due coppie ufficiali e molte anche tra loro due.

A poco a poco scopriamo così che oggetto di questa pièce non è solo il tradimento di Jerry ed Emma nei confronti dei rispettivi coniugi, bensì "i" tradimenti che a poco si disvelano: quello di Roger nei confronti di Emma, e che lei scopre solo quando la sua storia con Jerry è terminata, e quello probabile della moglie di Jerry che lui etichetta come un corteggiamento di un collega nei confronti della moglie.

Ne emerge la quasi ineluttabilità del tradimento all’interno di vite di coppie che, col tempo, mostrano segni di stanchezza e la generalizzata convinzione di poter tradire, ma di non poter essere traditi.

Il testo è decisamente interessante e, seppure un po’ datato nella sua ambientazione, fortemente attuale nei contenuti e nelle tematiche affrontate.

Devo dire però che l’allestimento non mi ha convinto: non mi è piaciuta la scenografia, ho trovato piuttosto banali le musiche, abbastanza scialba la recitazione degli attori (in qualche modo distante dai loro personaggi, ad eccezione forse di Francesco Biscione), e per ultimo, ma forse alla base di tutto questo, la regia mi è sembrata poco riuscita e un po’ sottotono.

Ma forse è un fatto di gusti, visto che alla mia compagna di teatro lo spettacolo è piaciuto molto e ha apprezzato anche le interpretazioni.

Alla fine esco dal teatro senza entusiasmi, e un po’ me ne dispiace perché forse una messa in scena diversa avrebbe potuto restituire a questo testo la potenza e la forza emotiva che pure da qualche parte mi è sembrato di scorgere.

Voto: 2,5/5

lunedì 27 ottobre 2014

I milionari

Alessandro Piva mi ha conquistata fin dai tempi de LaCapaGira. Sarà perché è un mio conterraneo (di adozione), sarà perché LaCapaGira è un bel film, sarà perché ho avuto modo di conoscerlo anni fa quando abbiamo girato un piccolo documentario sulla biblioteca e lui ci ha fatto da regista. Sta di fatto che il mio sguardo nei suoi confronti è molto benevolo.

E devo dire che lo aspettavo con un nuovo lavoro, visto che dopo LaCapaGira e Mio cognato, ha avuto un lungo periodo di assenza dal grande schermo e il suo ritorno con Henry l'avevo perso.

Così mi sono fiondata al Festival del film di Roma a vedere il suo nuovo lavoro cinematografico, la cui sceneggiatura è tratta dal libro omonimo, ispirato alla storia del boss di camorra Paolo Di Lauro.

Ne I milionari Piva racconta trent'anni della malavita napoletana attraverso l'angolo di visuale di Marcello Cavani (Francesco Scianna), la cui famiglia - dopo la morte improvvisa del padre e grazie all'intraprendenza del fratello Antonio - per evitare di perdere la casa ipotecata entra nel giro di un boss locale della camorra.

Antonio sembra nato per fare la vita da camorrista. Marcello, detto Alendelòn, ci si adatta malvolentieri, ma considera la camorra la strada più veloce per raggiungere i propri obiettivi, ossia quello di conquistare Rosaria (Valentina Lodovini), l'amore della sua vita, e poi di offrire alla sua famiglia e a se stesso una vita borghese e agiata.

Marcello finirà così per trovarsi invischiato sempre più a doppio filo nel meccanismo stritolante della malavita che lo porterà più volte in carcere e lo vedrà perdere i suoi fratelli per un regolamento di conti.

Nel film di Piva non c'è un approccio particolarmente innovativo e certamente il regista non esce dai binari del genere, che tra l'altro negli ultimi tempi è diventato particolarmente di moda. Però la bravura di Scianna e il marchio inconfondibile del regista - rappresentato da alcuni inserti ironici ed elementi un po' macchiettistici - conferiscono al prodotto una leggerezza e gradevolezza di insieme che si fanno apprezzare.

E - seppure in modo se vogliamo tangente - anche il racconto delle sorti di una città, nei suoi esterni non convenzionali e negli interni delle case di questi uomini troppo ricchi, ma anche troppo ignoranti, è un valore da non trascurare.

Insomma, I milionari non cambierà la storia del cinema, ma per quanto mi riguarda si può considerare promosso.

Voto: 3/5