Nel primo atto i protagonisti sono marito e moglie (Valerio Binasco e Alessia Giuliani). È mattino e i due sono ancora a letto, mentre è in arrivo la signora che aiuta in casa e la bambina dorme nell'altra stanza. La conversazione comincia come una normale conversazione all'interno di una coppia consolidata ma ormai stanca, con i momenti di confidenza, le piccole scaramucce, i momenti di sintonia, l'interesse e il disinteresse, la distanza emotiva che a volte si fa incolmabile. Via via diventa chiaro che lei ha qualcosa di importante da raccontare al marito, sebbene nel fluire della conversazione il momento non sembra mai quello giusto per una rivelazione destinata a mettere in discussione la vita di coppia, costringendo i due a interrogarsi sul futuro. Il tono non è mai strettamente drammatico: ci sono una leggerezza e un'ironia di fondo in questa conversazione, sebbene sotto la superficie si muovano sentimenti contraddittori, insicurezze, e la consapevolezza - tutto sommato condivisa dai due protagonisti - che l'amore è qualcosa che non si capisce mai fino in fondo e che ci sfugge quanto più ci sforziamo di afferrarlo. Un testo modernissimo che si fa fatica a pensare che sia stato scritto all'inizio degli anni Settanta (nato come pièce per la televisione).
Il secondo atto dello spettacolo, Fragole e panna (scritto dalla Ginzburg nel 1966), si svolge nel salotto di una casa borghese, nella campagna alle porte di Roma. Qui suona alla porta una giovane donna, Barbara (Arianna Pozzoli) che cerca il padrone di casa, Cesare (Valerio Binasco). La governante (Daria Deflorian) le dice che l'avvocato è all'estero; di lì a poco arriva però la padrona di casa, nonché moglie di Cesare, Flaminia (Alessia Giuliani), che di fronte alla storia della ragazza, amante di Cesare, scappata di casa perché picchiata dal marito, ha un atteggiamento apparentemente distaccato e cinico. Insieme alla sorella Letizia (Giorgia Senesi), arrivata a trovare Flaminia, finiranno per cercare una sistemazione per Barbara affinché non debba tornare a casa. Al rientro di Cesare, sarà evidente la crisi del rapporto tra marito e moglie, ormai separati in casa, ma in maniera emotivamente non pacifica, almeno per Flaminia, nonché la superficialità di Cesare che passa da un'amante all'altra e ostenta un'indifferenza quasi sprezzante verso Barbara, che l'ha conquistato con la sua giovinezza ma che non gli interessa più. Anche in questo caso, pur essendo le tematiche trattate anche piuttosto drammatiche, il testo ha momenti di alleggerimento - per esempio attraverso il personaggio della governante, magnificamente interpretata dalla Deflorian - e riesce a risultare molto realistico e credibile.
La messa in scena è semplice ma del tutto coerente, e in generale la regia è leggera ma assolutamente appropriata, e soprattutto consente di concentrarsi sulla incredibile modernità dei testi della Ginzburg, spiazzanti nella loro capacità di risuonare con le nostre vite e di muoversi con leggiadra profondità nei meandri delle relazioni umane, in particolare quelle di coppia.
Bello spettacolo, che raggiunge il suo risultato senza voler essere pirotecnico a tutti i costi, bensì valorizzando testi e attori, che sono poi l'essenza del teatro.
Voto: 3,5/5
Il secondo atto dello spettacolo, Fragole e panna (scritto dalla Ginzburg nel 1966), si svolge nel salotto di una casa borghese, nella campagna alle porte di Roma. Qui suona alla porta una giovane donna, Barbara (Arianna Pozzoli) che cerca il padrone di casa, Cesare (Valerio Binasco). La governante (Daria Deflorian) le dice che l'avvocato è all'estero; di lì a poco arriva però la padrona di casa, nonché moglie di Cesare, Flaminia (Alessia Giuliani), che di fronte alla storia della ragazza, amante di Cesare, scappata di casa perché picchiata dal marito, ha un atteggiamento apparentemente distaccato e cinico. Insieme alla sorella Letizia (Giorgia Senesi), arrivata a trovare Flaminia, finiranno per cercare una sistemazione per Barbara affinché non debba tornare a casa. Al rientro di Cesare, sarà evidente la crisi del rapporto tra marito e moglie, ormai separati in casa, ma in maniera emotivamente non pacifica, almeno per Flaminia, nonché la superficialità di Cesare che passa da un'amante all'altra e ostenta un'indifferenza quasi sprezzante verso Barbara, che l'ha conquistato con la sua giovinezza ma che non gli interessa più. Anche in questo caso, pur essendo le tematiche trattate anche piuttosto drammatiche, il testo ha momenti di alleggerimento - per esempio attraverso il personaggio della governante, magnificamente interpretata dalla Deflorian - e riesce a risultare molto realistico e credibile.
La messa in scena è semplice ma del tutto coerente, e in generale la regia è leggera ma assolutamente appropriata, e soprattutto consente di concentrarsi sulla incredibile modernità dei testi della Ginzburg, spiazzanti nella loro capacità di risuonare con le nostre vite e di muoversi con leggiadra profondità nei meandri delle relazioni umane, in particolare quelle di coppia.
Bello spettacolo, che raggiunge il suo risultato senza voler essere pirotecnico a tutti i costi, bensì valorizzando testi e attori, che sono poi l'essenza del teatro.
Voto: 3,5/5
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