venerdì 7 giugno 2024

Festival del cinema spagnolo e latinoamericano, 15-19 maggio 2024

E anche quest'anno un breve passaggio al Festival del cinema spagnolo e latinoamericanoFestival del cinema spagnolo e latinoamericano lo faccio, nonostante cada in un periodo per me molto intenso in termini di lavoro e spostamenti vari.

Non posso dunque fare valutazioni sul festival nel suo complesso - anche se gli organizzatori parlano di una delle edizioni più ricche di sempre - ma certamente mi confermo nell'idea che il cinema spagnolo e latinoamericano meriti attenzione, in quanto riesce a sfornare abbastanza regolarmente film importanti e originali sia sul piano tecnico che su quello dei contenuti.

Appuntamento dunque al prossimo anno.

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Voy a pasarmelo bien

Il film di apertura del festival - alla presenza del regista David Serrano e della sua co-sceneggiatrice nonché sua moglie Luz Cipriota - è Voy a pasarmelo bien, titolo che richiama l'omonima canzone degli Hombres G, un gruppo rock spagnolo costituitosi nei primi anni Ottanta e che - mentre è per noi praticamente sconosciuto - in patria ebbe uno straordinario successo fino agli inizi del decennio successivo.

Ci spiega il regista che il film doveva essere un biopic degli Hombres G, ma che - poiché nel momento in cui si cominciò a lavorare allo stesso erano in uscita e realizzazione moltissimi biopic di area musicale - a lui venne l'idea di parlare del gruppo indirettamente attraverso una storia molto più personale, ossia raccontando il suo sé tredicenne che era pazzo del gruppo e che, proprio sulla comune passione per lo stesso, si innamorò per la prima volta di una ragazzina della sua età.

Sempre nell'introduzione al film si pone anche l'accento sul fatto che il regista ne ha voluto fare un vero e proprio musical, dal momento che la narrazione è più volte interrotta da sequenze ballate e cantate, in cui ovviamente la fa da padrone il repertorio degli Hombres G.

Siamo a Valladolid nel 1989: pur non essendo la città del regista, Valladolid è stata scelta per le sue caratteristiche e dimensioni, e perché probabilmente si tratta di una città alla ricerca di visibilità e che si propone in Spagna come patria del cinema, ospitando il SEMINCI, la settimana internazionale del cinema, che ha anche una parte importante nel film.

La storia di Voy a pasarmelo bien si svolge su due assi temporali: il 1989, anno in cui il protagonista David e i suoi amici (i cosiddetti "monelli") sono alle prese con i bulli della scuola e soprattutto con l'arrivo in classe di una nuova alunna, Layla, di cui David si innamora e con cui condivide la passione per gli Hombres G, e il presente in cui David (Raul Arèvalo) e gli amici Paco, Luis e Fernando sono ormai adulti, vivono a Valladolid e hanno preso strade diverse, ma devono fare i conti con il ritorno di Layla (Karla Souza) che è ormai una regista famosa e sta per ricevere un premio al SEMINCI.

Passato e presente si incrociano e si rincorrono, e i nodi non sciolti ritornano al pettine, ma forse sono destinati a restare tali. Nel frattempo tante bellissime coreografie, una storia molto divertente, una sceneggiatura leggera ma intelligente, degli interpreti bambini bravissimi, e la possibilità per gli spettatori (anche quelli come noi che gli Hombres G non li hanno mai sentiti nominare) di ritornare con la memoria agli anni della nostra infanzia e adolescenza anni Ottanta, e a tutte le assurdità e le follie che caratterizzano quell'età e che erano rafforzate dalle specificità di quell'epoca.

Insomma un gran divertimento che mai avrei pensato per un film che sulla carta temevo non essere minimamente nelle mie corde.

Voto: 3,5/5



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La mesita del comedor

Il secondo e ultimo film della mia breve presenza al festival del cinema spagnolo e latinoamericano l'ho scelto perché è l'unico compatibile con i miei orari di lavoro. Avevo quasi pensato di lasciar perdere dopo che avevo letto che si trattava di un horror, ma la notizia dei numerosi premi vinti dal film mi ha convinta.

In sala c'è Caye Casas, il regista del film, e alla fine della proiezione - con il suo approccio da buontempone - ci racconterà che il film è stato realizzato con un budget minimale in 17 giorni, 7 di prove e 10 di girato. A chi gli chiede se è stato ispirato da quel filone del cinema spagnolo che si muove tra grottesco e humour nero risponde che sicuramente c'entra anche quello, ma più ancora c'è un elemento proprio della cultura spagnola e anche della sua cultura familiare. E ci racconta qualche aneddoto relativo a sua nonna quasi centenaria.

La categorizzazione del film come horror si rivela dunque del tutto insufficiente e inadeguata a descrivere questo film, che al massimo possiamo definire un film sull'horror del quotidiano.

La mesita del comedor (che uscirà in Italia con il titolo Il tavolino di vetro) inizia con una scena grottesca - esilarante e drammatica al contempo - che si svolge in un negozio di mobili, dove una coppia con un bambino piccolo sta decidendo se comprare un tavolino di design per il salotto. La moglie è fortemente contraria e oppositiva, mentre lui è favorevole all'acquisto. Alla fine la contrattazione si trasformerà in una resa dei conti di coppia, ma il tavolino sarà alla fine acquistato. Una volta portato a casa per il montaggio, il tavolino sarà protagonista dell'evento intorno al quale ruota tutto il film e che farà crescere minuto dopo minuto la tensione sullo schermo e negli spettatori fino al tragico scioglimento finale.

Qualcuno nel pubblico parla di un'ispirazione hitchcockiana, in particolare del film Nodo alla gola, dal momento che in entrambi i film esiste una specie di complicità tra il protagonista e gli spettatori, gli unici a conoscere la verità fino al disvelamento che arriva al termine.

A più riprese, durante la visione, si ha la netta percezione che il film sia stato girato con pochi mezzi e diverse scene fanno quasi pensare a un girato amatoriale. Nonostante questo, va dato merito al regista di aver saputo utilizzare sapientemente tutti gli strumenti a sua disposizione e di aver fatto delle scelte tali da minimizzare i limiti tecnici e da non impattare sul crescendo di tensione.

Insomma una scommessa vinta, grazie alla creatività del regista e alla bravura degli attori, che risultano credibili in ogni situazione e momento.

Voto: 4/5


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