Si tratta di una mostra ricchissima, che consente allo spettatore di fare una galoppata nei secoli adottando il punto di vista delle fotografe donna sul mondo, sulla società, sul privato.
Il percorso, concepito dal curatore Walter Guadagnini, è organizzato secondo un ordine cronologico, a sua volta suddiviso in tre sezioni. La prima è dedicata agli anni '30-'50 e si apre con l'iconica foto della madre migrante realizzata da Dorothea Lange durante la crisi americana degli anni '30. In questa sezione troviamo anche le foto di alcuni progetti fotografici di Lee Miller, Ruth Orkin, Tina Modotti, Berenice Abbott, Margaret Bourke-White, Eve Arnold, Gerda Taro. Alcune fotografie e alcune fotografe sono famosissime, altre sono per me meno note o - sicuramente per mia mancanza - quasi sconosciute, ma tutte aprono una finestra su un'epoca e su un mondo.
La seconda sezione è dedicata al periodo che va dagli anni '60 agli anni '80 e vede protagoniste fotografe come Inge Morath, Diane Arbus, Lisetta Carmi, Letizia Battaglia (per citare i nomi più noti), ma anche Susan Meiselas, Dayanita Singh, Paola Mattioli. Un'area specifica è occupata da una serie di ritratti di personaggi celebri realizzati dalla grande Annie Leibovitz.
La terza sezione apre lo sguardo sul presente e forse anche in parte sul futuro grazie alle fotografie di alcune autrici giovanissime, come ad esempio Silvia Camporesi. In questa parte della mostra i nomi delle fotografe sono sicuramente meno conosciuti, Zanele Muholi, Newsha Tavakolian, Jitka Hanzlova, Shadi Ghadirian, Shobha, Cristina De Middel, e anche la forma della fotografia tende a diventare meno prevedibile e standardizzata e si declina in forma di collage e in alcuni casi di vere e proprie installazioni.
Personalmente mi ha anche molto intrigato il lato curatoriale della mostra, lì dove ci si trova di fronte alla necessità di raccontare lo sguardo di queste fotografe attraverso poche fotografie (a volte addirittura solo due), dovendo dunque scegliere uno o al massimo due progetti, ma all'interno di quei progetti che ovviamente hanno una loro articolazione e complessità interna, solo poche foto capaci comunque di evocare e narrare.
Alcune selezioni mi hanno particolarmente colpito, soprattutto perché si trattava di fotografe per me poco conosciute: tra queste Berenice Abbott, Eve Arnold, Susan Meiselas, Paola Mattioli, Graciela Iturbide, Dayanita Singh, Claudia Andujar, Shobha. La mostra dunque è stata anche l'occasione per partire alla scoperta di sguardi per me nuovi e intriganti.
Da vedere.
Voto: 4/5
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