domenica 21 marzo 2021

Apples = Mila

Sono oltre quattro mesi che non pubblico una recensione di film su questo blog. Dopo il felice rientro al cinema a settembre e l’abbuffata di film per la Festa del cinema di Roma, ho avuto il brutto contraccolpo della chiusura delle sale e della necessità di tornare a vedere i film in quel modo limitato e limitante che è il piccolo schermo (che per quanto grande sarà per me sempre piccolo e soprattutto non mi consentirà di fruire di quell’esperienza pubblica e collettiva che è il cinema).

L’ultimo film recensito era stato Molecole, poi il nulla. Un po’ non mi sembrava che ci fossero in giro in rete cose che valessero la pena (tra l'altro i vari festival cominciano a innervosirmi con le loro mille piattaforme!), un po’ non ne avevo proprio voglia.

Quando MioCinema ha proposto l’anteprima del film Apples (Mila) del regista greco Christos Nikou ho sentito di nuovo la felice spinta verso la visione, e così mi sono prenotata.

Il cinema greco negli ultimi anni ha assunto una identità molto forte e ha sfornato registi e film che sono riusciti a varcare i confini nazionali e a imporsi all’attenzione mondiale. Non parlo solo di Yorgos Lanthimos, ormai regista affermato, ma anche di Makridis e altri, quelli che alcuni considerano i rappresentanti della cosiddetta weird wave greca.

Si tratta di un cinema che ha forti venature distopiche e/o grottesche a seconda dei casi, e che si concentra sui sentimenti e sulle relazioni in maniera non realistica, ma comunque di grande impatto emotivo.

È in questa corrente che si inserisce il film Apples di Christos Nikou.

Siamo in una città greca tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Aris (Aris Servetalis) è un uomo di mezza età che un giorno, dopo essere uscito di casa ed essersi addormentato su un autobus, viene colpito da una amnesia che cancella completamente la sua identità e il suo passato. In realtà, questa situazione non è singolare, visto che gli ospedali sono pieni di persone a cui è successa la medesima cosa.

Coloro i quali non vengono reclamati da nessuno, come nel caso di Aris, vengono inseriti in un programma di ricostruzione dell'identità: gli viene assegnato un appartamento, dati dei vestiti, affidata una Polaroid, e a intervalli regolari ricevono delle cassette con delle istruzioni su attività da fare e compiti da svolgere, che spesso si concludono con una fotografia di documentazione che finirà in un album.

Aris inizia di buona lena questo programma fino a quando l'incontro con una donna nella sua stessa condizione e lo svolgimento di un compito particolarmente impegnativo sul piano emotivo determinano un cortocircuito che lo riporta a fare i conti con quello che ha dimenticato.

Si resta con la domanda se Aris sia stato effettivamente colpito da amnesia ovvero abbia voluto deliberatamente dimenticare qualcosa che non riusciva ad affrontare.

Nel film di Nikou si sommano - e per certi versi si affastellano - molti temi: la solitudine e l'isolamento sociale, l'identità come costruzione posticcia, l'immagine che sostituisce e in un certo senso contraddice l'esperienza, la perdita della memoria come scorciatoia per superare il passato e bypassare il dolore. All’interno del film risuonano echi di una società molto vicina a quella che conosciamo e di fenomeni che sono stati amplificati negli ultimi anni dai social networks.

Ma non ci sono solo sentimenti tristi e negativi nel film di Christou. Anzi, su tutto mi pare che trionfi il potere dell’empatia, o forse più banalmente il potere di quei neuroni specchio che ci fanno riconoscere in quello che vediamo e provare qualcosa che non stiamo vivendo in prima persona, condanna e straordinaria forza dell’umanità, vero motore della sua sopravvivenza.

Un film probabilmente non perfetto, e che soffre di una certa meccanicità e forse anche didascalicità, ma che conferma la visionarietà e le potenzialità narrative dei registi greci, e probabilmente ci parla anche di un paese, la Grecia appunto, che sta vivendo una lunga fase di transizione e di crisi di identità, e guarda con fatica al futuro mentre fa i conti con un passato ingombrante.

Voto: 3,5/5

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