mercoledì 29 aprile 2020

Parlarne tra amici / Sally Rooney

Parlarne tra amici / Sally Rooney. Torino: Einaudi, 2018.

Avevo sentito tanto parlare di questa opera prima di Sally Rooney, uno dei tanti casi letterari del 2018 (direi che ormai il concetto di "caso letterario" è fortemente inflazionato e poco attendibile), e lo avevo prontamente comprato.

Due viaggi in aereo (ormai un lontano ricordo!!) mi hanno permesso di completarne la lettura.

La storia è quella di Frances, una giovane poetessa, che oltre a proseguire gli studi universitari si esibisce in spettacoli di spoken word (di cui lei scrive i testi) insieme alla sua amica ed ex compagna Bobbi, una donna brillante e radicale che Frances ammira molto per il suo carisma.

Insieme a Bobbi, Frances conosce e viene invitata a casa di Melissa, una fotografa e scrittrice sposata con Nick, un attore con problemi di depressione, entrambi trentenni.

Da qui si srotola la matassa degli eventi, perché Frances si innamora di Nick e inizia con lui una storia all'insaputa della moglie di lui, Melissa, e dell'amica Bobbi. Ben presto però la verità viene a galla e Frances dovrà fare i conti con le complicazioni e le sfumature dei sentimenti, nonché con le sue ansie di futuro, appesa com'è a una passione - com'è quella per la scrittura - poco remunerativa e all'instabilità di un padre alcolizzato che a un certo punto comincia a non passarle più l'assegno mensile.

Personalmente ho trovato il libro della Rooney gradevole e di scorrevole lettura, e certamente molto efficace nel rappresentare il punto di vista sulla vita e sul mondo della generazione dei trentenni. Se ne ricava la percezione di una generazione che se da un lato ha la possibilità di attingere a modelli e possibilità di scelta (sul piano sociale, sentimentale e personale) molto più ampie rispetto alle generazioni che l'hanno preceduta, dall'altro sconta una incertezza personale ed economica molto accentuata, e dunque spesso una sotterranea necessità di attingere a formule forse più limitanti, ma anche più rassicuranti. L'esito è una specie di schizofrenia interiore e un parziale malessere nella difficoltà di trovare una propria collocazione nel mondo ed essere a proprio agio con questa collocazione.

Le vite di questi giovani appaiono come una specie di laboratorio sociale e personale in cui si sperimentano nuove possibilità, senza sapere veramente dove andranno a parare e se saranno effettivamente gestibili, ma nella sostanziale certezza che nulla potrà essere definito e categorizzabile come lo era in passato. Cosa che - come si è detto - rappresenta una straordinaria libertà, ma anche una inesauribile fonte di inquietudine e incertezza.

A mio modesto parere, il libro della Rooney appartiene a quello che si sta configurando come un vero e proprio nuovo filone della letteratura internazionale, cui ascriverei almeno altri due libri da me letti recentemente, Da grande di Jami Attenberg e Asimmetria di Lisa Halliday. Pur con le dovute differenze - di provenienza e anche in parte di età - tutti questi libri convogliano attraverso le loro pagine le paure, l'atteggiamento mentale, l'approccio al mondo e gli stati d'animo di una generazione che io percepisco significativamente diversa dalla mia, e non per la differenza di età, bensì proprio per il momento storico diverso in cui si è vissuta o si vive una certa fase della vita.

A me ormai quasi quarantasettenne, l'apparente scarso radicamento nella realtà e lo spaesamento delle protagoniste di questi romanzi un po' destabilizza e un po' irrita, anche se nel loro atteggiamento ci vedo anche la speranza di un futuro più libero e meno castrante per le generazioni che verranno. Ovviamente la strada è lunga ed è necessario superare questa fase di transizione e di profondo cambiamento, sperando che i nuovi equilibri - sociali e personali - che si verranno a definire avranno maglie molto più ampie, più flessibili e personalizzabili del sistema nel quale attualmente viviamo, e che l'esito non sia un nuovo determinismo e conservatorismo.

Voto: 3/5

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