Messo di fronte a questa scelta e alla pressione del padre che attraverso di lui vorrebbe realizzare un sogno della sua infanzia, Charlie va in crisi perché non riesce più a convivere con un corpo nel quale non si riconosce.
Quando il padre lo scopre in abiti femminili è il momento per Charlie di scegliere la propria strada. Nonostante la reazione fortemente negativa del padre, e sostenuto solo dalla madre, Charlie comincia il suo percorso per diventare quello che sente di essere ed esce allo scoperto anche al di fuori delle mura domestiche, andando incontro a rifiuti e difficoltà.
La mitezza e la determinazione di Charlie saranno però le sue armi vincenti per trasformare la sua vita e ricostruire la rete di affettività intorno alla sua nuova identità.
Il film di Rebekah Fortune ha il merito di portare al grande pubblico attraverso una confezione cinematografica adatta a tutti e riconoscibile da tutti un tema non solo importante ma anche delicato e poco praticato. E lo fa sicuramente con delicatezza (anche grazie all'interpretazione del suo protagonista) e commozione (trasferendo questo pathos a più riprese allo spettatore), ma resta fortemente convenzionale e prevedibile nello sviluppo, nonché a più riprese consolatorio nello scioglimento di nodi emotivi che forse avrebbero richiesto ben altra complessità. I ruoli del padre e della madre sono tagliati troppo nettamente e anche la loro evoluzione appare un po' meccanica.
Però, nonostante qualche semplificazione e anche qualche escamotage melodrammatico di troppo, Just Charlie resta un'occasione per far entrare nel dibattito collettivo un tema ancora poco digeribile - e per questo spesso negato e misconosciuto - ossia la disforia di genere nei bambini e negli adolescenti e l'impreparazione delle famiglie e della società tutta ad affrontare questa realtà e a non sottovalutarla condannando una persona a una sofferenza lunga una vita intera.
Voto: 3/5
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