martedì 4 ottobre 2022

Nope

Dei black horror di Jordan Peele sento parlare bene fin dall'uscita del suo Scappa - Get out. Però io che sono un po' allergica agli horror me ne sono tenuta a distanza, forse sbagliando, visto che un approccio horror meno esibito e più sotterraneo come quello di M. Night Shyamalan mi è invece molto gradito.

Comunque, dopo aver ascoltato la recensione di Matteo Bordone mi convinco che è un film affrontabile per me, e dunque vado insieme a S. alla matinée al Cinema Lumière di Bologna (con tanto di colazione nella biblioteca con caffè e cornetti del forno Brisa compresa nel prezzo del biglietto).

Il titolo del film è certamente polisemantico: potrebbe trattarsi dell'acronimo NOPE (Not Of Planet Earth), così come dell'espressione colloquiale americana per rispondere negativamente a una domanda; qualcuno ipotizza - analizzando alcuni passaggi della sceneggiatura - che ci siano anche altre allusioni e altri livelli di lettura che io però devo ammettere di non aver colto.

Comunque, andando alla storia, Nope ha due piani narrativi parzialmente paralleli: uno principale e l'altro secondario. Quello secondario riguarda un episodio accaduto durante le riprese di una specie di sitcom televisiva di parecchi decenni prima, durante le quali la scimmia protagonista a causa dello scoppio di un palloncino in scena ha una reazione aggressiva ammazzando diversi degli attori sul set, un massacro da cui si salva un ragazzino di origine asiatica, che torna protagonista anche dell'asse narrativo principale. La storia primaria è quella di un ranch non lontano da Hollywood dove da molti decenni la famiglia Haywood alleva cavalli da utilizzare nelle produzioni cinematografiche. Dopo un episodio poco chiaro che porta alla morte del padre, OJ (Daniel Kaluuya) e sua sorella Emerald (Keke Palmer) si fanno carico della gestione dei cavalli, ma a causa di un episodio avvenuto su un set, si ritrovano in difficoltà economiche e cominciano a vendere i loro cavalli al vicino parco a tema western di proprietà di Jupe, l'ormai adulto ragazzino di origine asiatica che si era salvato dal massacro raccontato nell'altro filone narrativo.

In questo intreccio narrativo l'elemento fantascientifico e horror è rappresentato da un oggetto volante che compare nei cieli sopra la fattoria e che di tanto in tanto risucchia quello che trova sulla sua strada. Sarà OJ a riconoscere la natura animale di questa minaccia e ad affrontarlo con la strategia corretta, grazie alle sue competenze di addestratore e alla sua esperienza con i cavalli.

Nel film di Jordan Peele ci sono molti temi che si intrecciano: sicuramente al centro c'è il rapporto tra l'essere umano e il mondo animale (e forse più ampiamente con la natura), un rapporto ormai incrinato dal fatto che l'uomo è sempre più distante e incapace di comprendere, in quando interessato soltanto allo sfruttamento e a ribadire la sua superiorità. Non meno importante è la riflessione sul cinema e sul sogno cinematografico (basti dire che OJ ed Emerald pensano di risolvere i loro problemi economici filmando l'oggetto volante, così come il vecchio regista di Hollywood annoiato vuole compiere l'azione della vita facendo una ripresa impossibile dello stesso essere volante), ma anche questo sogno sembra ormai andato in frantumi in conseguenza della sua trasformazione manieristica in spettacolo e dell'alluvione di immagini e video da cui siamo sommersi. Lo stesso film di Peele è una strana creatura cinematografica a cavallo tra western, horror e fantascienza, ed è in fondo anche la "caricatura" (non necessariamente in senso negativo) di questi generi. C'è anche la rivendicazione del ruolo trascurato dei neri anche nella storia del cinema, tanto che gli Haywood dicono di essere discendenti del fantino protagonista della prima sequenza filmata della storia.

Insomma Peele non ci sta a fare un film che sia solo un "giocattolone".

Che poi in realtà è vero che Nope è fondamentalmente un giocattolone che intrattiene per oltre due ore, con invenzioni molto belle (penso all'uso rovesciato che si fa di elementi che normalmente sono festosi, bandierine, pupazzi gonfiabili ecc. e alla colonna sonora che gioca sul rallentamento di alcuni brani) ed inserti ironici non scontati, oltre che una storia avvincente. Però Peele è bravo e intelligente, e dunque anche il giocattolone diventa - almeno parzialmente - un interessante gioco intellettuale.

Voto: 3,5/5


6 commenti:

  1. Qui di horror c'è poco, comunque... è più un thriller soprannaturale. E molto al passo coi tempi, direi: io l'ho trovato una "copia" al contrario (ovviamente voluta) di "Incontri ravvicinati del terzo tipo) attualizzata ai tempi nostri, che non ci hanno reso migliori. Per me finora uno dei migliori film della nuova stagione.

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    1. Interessante la tua lettura! Grazie di averla condivisa. Sicuramente Jordan Peele è uno dei registi più originali emersi in questi anni. Personalmente intendo recuperare il passato e seguirlo con attenzione per il futuro

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  2. Nope è uno di quei film che, a mio parere, si riescono ad apprezzare e capire maggiormente dopo qualche visione. Ho preferito le opere precedenti del regista, ma devo dire che, dopo alcune settimane dalla visione al cinema, continuo a ricordarlo e a rifletterci sopra come raramente mi accade.

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    1. Grazie del suggerimento, Babol! Probabilmente a visioni successive emergono altri elementi e livelli di lettura. Io purtroppo raramente vedo più volte lo stesso film, ma ci penserò in questo caso. Prima ancora intendo recuperare i suoi film precedenti che non ho ancora visto. Grazie

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  3. Credo che la scimmia non uccida il
    bimbo perché anche quest’ultimo appartiene alla categoria degli “sfruttati”, come la scimmia, come i cavalli, come il mostro alieno. Anche il bimbo è carne da cannone di un’industria che lo sceglie solo perché rispecchia la diversità. E anche il bimbo cresciuto inizia a sfruttare il mostro alieno come esibizione di creature “diverse” e domabili, pagandone le conseguenze.

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    1. Grazie del tuo commento. La tua mi sembra una lettura molto convincente. Non ci avevo pensato!

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