Sempre grazie all’iniziativa di mymovies #iorestoacasa, ho potuto recuperare un film che da tempo avrei voluto vedere e per il quale la curiosità era cresciuta in maniera particolare dopo la lettura dell’ultimo albo pubblicato da Igort, Kokoro, che cita più volte il maestro Ozu e il suo film Viaggio a Tokyo.
La storia è quella di Shukichi (Chishū Ryū) e Tomi (Chieko Higashiyama), una coppia ormai settantenne che vive in un paese di provincia nel sud del Giappone, vicino Hiroshima. I due vivono con la figlia più piccola, Kyōko, mentre gli altri figli vivono uno a Osaka e gli altri due a Tokyo. Un terzo figlio è morto in guerra otto anni prima, ma la vedova, Noriko (Setsuko Hara), vive anche lei a Tokyo.
I due decidono dunque di andare a trovare i figli a Tokyo e passare qualche giorno con loro. Una volta in città, però, si renderanno conto che per i figli la loro presenza non rappresenta un momento speciale e anzi a tratti costituisce quasi un fastidio, perché sono molto impegnati col lavoro e non possono trascorrere del tempo con loro. Solo Noriko, che non ha con loro alcun legame di sangue, si rende disponibile a fargli compagnia e ad aiutarli durante il soggiorno, e sembra mossa da un affetto sincero e disinteressato, e non a caso sarà lei la persona a cui Tomi vorrà regalare il suo orologio quasi come un passaggio di testimone tra generazioni in funzione della preservazione di valori in grave crisi.
Il film di Ozu è una storia in fondo semplicissima, ma a mio modesto parere la sua straordinarietà sta nel fatto – niente affatto scontato – che un film ambientato in un contesto culturale molto lontano dal nostro, quello giapponese (che come sappiamo poggia le sue basi sul confucianesimo), e in un’epoca molto lontana (siamo nel 1953) è perfettamente comprensibile a qualunque latitudine e in qualunque contesto e mantiene intatta la sua modernità anche a distanza di quasi settant’anni.
Perché Ozu parla sì di specifiche persone, ma in realtà parla di esseri umani, di rapporti familiari, di legami di sangue, di dinamiche generazionali, di affettività, e lo fa senza giudicare nessuno, bensì ‘semplicemente’ mettendosi alla loro altezza (che è quella del tatami su cui spesso sono seduti) e osservando le azioni e soprattutto gli sguardi delle persone. Le espressioni di Shukichi sono più eloquenti di mille parole, anche quando le sue risposte sono monosillabiche, e l’empatia di Noriko traspare dal suo sorriso e dai suoi occhi e risulta profondamente credibile.
Penso che chiunque di noi possa immedesimarsi in modi diversi in questi personaggi, e rendersi conto della disumanità di cui si fa portatore ciascuno di noi, anche nei confronti delle persone cui dovremmo essere più legati. Per me il film di Ozu è un’ulteriore conferma di quello di cui mi sono andata profondamente convincendo negli ultimi anni: i legami di sangue non sono una garanzia di vicinanza, di comprensione e di aiuto reciproco. Soprattutto quando tutti i protagonisti sono ormai adulti, i rapporti tra consanguinei sono rapporti tra esseri umani indipendenti e con punti di vista non necessariamente convergenti, esattamente come tutti gli altri rapporti, semmai complicati ulteriormente dal peso che la costruzione sociale del concetto di famiglia porta con sé e da quell’obbligo di condivisione e di bene – dal mio punto di vista più sociale che naturale – che ci portiamo appresso e con cui dobbiamo fare i conti per tutta la vita.
“Maneggiare con cura” è l’approccio che dovremmo sempre cercare di seguire, così come dovremmo provare a mantenere lo sguardo verso gli altri affettuoso e comprensivo (così com’è lo sguardo di Shukichi e Tomi), ma anche autonomo e libero da pregiudizi.
Che meraviglia di film.
Voto: 4,5/5
giovedì 9 aprile 2020
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Confesso di non aver mai visto niente di Ozu, e a questo punto approfitterò della quarantena per recuperare. Tutti mi dicono che non puoi essere un vero cinefilo (anche se mai ho preteso questa patente ;) ) senza vedere i film di questo maestro. Mea culpa. Ma rimedierò! ;)
RispondiEliminaCome hai capito neanche io avevo mai visto niente fino all'altro ieri, e tra l'altro in generale mi sento parecchio ignorante sul cinema del passato. Però se vedi questo film sono sicura che te ne innamorerai. O almeno a me è successo così. Spero tu stia bene. Buona Pasqua a te e ai tuoi cari!
EliminaOvviamente l'unknown ero io!
EliminaGrazie mille per gli auguri, che ovviamente ricambio volentieri! Diciamo che sto abbastanza bene fisicamente, molto meno psicologicamente... questa forzata inattività mi sfianca, spesso mi lascio vincere dalla pigrizia e dall'inedia: capisco che ci sono problemi ben più seri, tuttavia non posso dire di essere al top della forma. Ti auguro una Pasqua serena, malgrado la situazione :) io magari la passerò vedendo Ozu!
EliminaCiao Kris, mi spiace che molto di quello che mi dici. Credo che in questo periodo sia uno stato d'animo piuttosto diffuso e in parte inevitabile. Mi auguri che riuscirai a reagire soprattutto sul piano psicologico. E ti consiglio davvero Ozu, che è un vero massaggio per l'anima. Ancora auguri!
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