Là dove finisce la terra. Cile 1948-1970 / Désirée e Alain Frappier; prefaz. di Luis Sepúlveda; trad. dal francese di Silvia Manzio. Torino: add editore, 2019.
La casa editrice add di Torino sta diventando un nuovo, interessante punto di riferimento nel settore dei graphic novel, soprattutto per quanto riguarda i racconti dal vero, ossia i racconti personali che gettano luce su una realtà, un tema, un luogo o un periodo storico. Non sono ancora tanti i titoli all'attivo della casa editrice su questo fronte, ma il catalogo contiene già diversi albi di qualità e che hanno avuto una certa risonanza. Penso in particolare a Io sono Una, albo che ho letto e apprezzato moltissimo, e all'opera in tre volumi Una vita cinese, che pure ho apprezzato tantissimo.
L'ultimo nato di questa accurata scelta è il graphic novel di Désirée e Alain Frappier Là dove finisce la terra, che racconta la storia di Pedro Atìas, il cui nonno era arrivato in Cile dal Libano agli inizi del Novecento. Attraverso la vicenda di Pedro a partire dalla sua infanzia e adolescenza fino all'età adulta, i due autori - che nell'Introduzione scrivono di aver incontrato Pedro una sera a cena a casa di amici e di aver capito in quel momento di aver trovato l'occasione per raccontare la storia di un paese che già da tempo era nei loro pensieri - ci offrono una emozionante ricostruzione della vita di una famiglia, nonché delle vicende di un paese dal 1948 al 1970.
Il racconto di questo albo termina nel 1970, con la vittoria di Salvador Allende alle elezioni cilene, ma attendiamo con ansia l'uscita della seconda parte del racconto che narra gli avvenimenti del governo Allende fino al colpo di stato del 1973 e alla successiva fuga di Pedro in Francia, fuga che viene già annunciata in questo primo volume.
Come già mi è accaduto leggendo Il nostro meglio, il graphic novel dedicato da Thi Bui alla storia della sua famiglia e alle vicende vietnamite che li hanno costretti a emigrare fortunosamente per sfuggire alle persecuzioni, mentre leggevo Là dove finisce la terra mi accorgevo di quanto poco sappiamo delle storie di questi paesi lontani da noi, ad eccezione di pochi fatti e vicende eclatanti che hanno travalicato i confini nazionali e che quasi sempre sono diventati oggetto di una narrazione ideologica e proprio per questo a volte distorta o non corrispondente alla realtà.
Per questo, ascoltare la storia di un paese dal punto di vista di una persona che quella storia l'ha vissuta, sebbene si tratti pur sempre di un'esperienza soggettiva, costituisce un'occasione da non perdere.
In questo caso, il racconto si avvale anche dell'attento lavoro di ricostruzione documentaria realizzato dai due autori e testimoniato dalla ricchissima bibliografia finale del volume; il rigore del racconto è testimoniato anche dalle scelte grafiche che riescono a trasmettere sia il lirismo dei rapporti individuali, attraverso immagini di vita familiare molto poetiche, sia la vividezza degli eventi pubblici, disegnati con un realismo, una precisione e un'evocatività davvero unici.
I disegni di Alain Frappier strappano più volte un'esclamazione di ammirazione, ma non distraggono bensì coadiuvano la comprensione di una storia nazionale complessa, che si inserisce in uno scacchiere difficile a livello geopolitico come quello sudamericano. Una realtà che ha vissuto - come e forse più di altre - sia lo sfruttamento delle risorse da parte dell'Europa prima e degli Stati Uniti poi, sia l'ingerenza nelle questioni interne giustificata dal clima di ossessiva paura del mondo occidentale di fronte all'espansione del comunismo.
Nella storia del Cile si intravedono dunque in filigrana le storie di altri paesi dell'America latina, nonché la lunga vicenda che ha contrapposto il gigante statunitense alla piccola Cuba di Fidel Castro. Ma nel racconto di Pedro Atías non c'è solo la storia dei grandi avvenimenti politici, ma anche la storia del campionato del mondo di calcio e quella della compagnia teatrale di cui Pedro fa parte.
Tutto però contribuisce a restituire un quadro vivido e ricco di dettagli per capire l'evoluzione degli eventi e farsi un'idea.
Mentre leggevo questo graphic novel - e lo stesso avevo pensato leggendo Il nostro meglio - riflettevo sul fatto che noi oggi riteniamo di vivere un periodo oscuro (e certamente per molti versi lo è), ma forse rischiamo di dimenticare quanto violenti - seppure in maniera sotterranea - sono stati il dopoguerra e il periodo della guerra fredda e quanto a questo periodo si possano ascrivere le premesse di molte vicende ed esiti politici che sono giunti a compimento più avanti nel tempo e quanto l'ombra lunga di quel periodo si estenda fino a noi.
A questo punto attendo con ansia il secondo volume.
Voto: 4/5
lunedì 20 aprile 2020
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