Io sono Una / Una; trad. dall'inglese di Marta Barone. Torino: add editore, 2018
Una ha 12 anni nel 1977 e vive in un paese dell'area a est dello Yorkshire.
Mentre Una si affaccia all'adolescenza la sua storia individuale interseca una storia più grande di lei e destinata a lasciare una profonda traccia nella vita locale. Un uomo aggredisce, stupra e uccide con un coltello e un martello ragazze e donne della zona.
Quella di Una è un'operazione di memoria e ricostruzione della propria vita e di quella collettiva dal punto di vista di una donna che ha sperimentato su se stessa le conseguenze di una società maschilista e profondamente misogina.
Una - come tutte noi - a 12 anni è troppo piccola per avere chiare le cose del mondo e soprattutto quelle che riguardano i rapporti tra uomini e donne e al contempo è curiosa e lusingata dalle attenzioni maschili. È così che subisce - senza quasi rendersene conto - la prima violenza da parte di un uomo più grande di lei.
Inizia in questo modo un processo di decomposizione anziché di costruzione della sua personalità che la renderanno sempre più insicura e più fragile di fronte all'universo maschile. Una ha paura e si vergogna, anche perché il mondo intorno a lei non fa alcuno sforzo per comprendere il suo dramma e non è in alcun modo solidale. L'esito è la perdita della propria reputazione che la fa diventare una vittima ancora più facile e la isola definitivamente dal mondo circostante mettendo a dura prova il suo equilibrio mentale.
Nel frattempo la vicenda dello stupratore serial killer va avanti e numerose donne (saranno 13 alla fine) finiscono vittime della sua violenza, mentre l'indagine che lo riguarda non fa alcun progresso perché fortemente viziata dal pregiudizio nei confronti delle vittime, categorizzate come prostitute o donne di facili costumi sulla base di dicerie, e dal maschilismo e sessismo imperanti nella società di allora (e non solo di allora!).
A distanza di 40 anni, quando il caso dello stupratore seriale si è ormai risolto e la vita personale di questa donna ha trovato una propria strada, per quanto faticosa, anche grazie alla costruzione di una propria famiglia, Una rilegge quegli anni usando i propri ricordi, ma anche fonti dell'epoca, dati statistici e testimonianze. L'obiettivo è quello di interrogarsi sul presente e di portare il proprio contributo alle battaglie ancora necessarie in un mondo in cui tutto dice che le ragazze e le donne sono ancora a rischio e sono ancora lontane dall'essere completamente libere, spesso anche perché esse stesse convinte della propria minorità.
Un mondo in cui la globalizzazione della rete dà più forza e fa sentire meno isolate ma in qualche modo al contempo amplifica il problema dei crimini sessuali. Attraverso il suo disegno, che sa andare dal profondamente realistico e fotografico al quasi astratto ed emotivo e che sa usare sapientemente bianco e nero e colore, Una fa comprendere con il suo graphic novel molto più di quanto farebbe un trattato sul tema e lo fa con un mirabile equilibrio tra la narrazione giornalistica basata sulle ricerche e quella soggettiva basata sulle emozioni.
Un libro che tutti gli uomini e tutte le donne dovrebbero leggere non per trovare delle risposte ma per mettere in discussione e portare alla luce i propri pregiudizi più o meno consci. Grazie Una.
Voto: 4/5
martedì 17 luglio 2018
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