mercoledì 12 settembre 2018

La scoperta della costa ovest della Sardegna - Prima parte

La campagna di Milis
Adoro le isole, si sa. Le piccolissime, gli scogli disabitati o quasi disabitati in mezzo al mare, ma anche le isole grandi e quelle molto grandi, quelle dove non sembra di stare su di un'isola perché il mare è lontano ma la luce e l'aria sanno di isola.

Ecco perché dovevo assolutamente colmare una grave lacuna, e dunque quest'anno mi sono finalmente decisa a mettere piede in terra sarda. Finora ne ero stata tenuta lontana dalla paura di trovare troppo affollamento, e per me - si sa - l'isola ha senso solo se ci si trova un po' di pace e poca gente, altrimenti è come stare a piazza del Pantheon a maggio durante il picco turistico.

Andando da Cagliari a Barumini
Così, scegliendo la fine di agosto, quando un po' di persone sono già tornate al lavoro, e una parte dell'isola un po' meno gettonata, eccomi finalmente in terra sarda. Dopo una serie di valutazioni economiche, decidiamo che la cosa più conveniente è volare su Cagliari con Alitalia e prendere un'auto a noleggio in aeroporto. WOWrent ci assegna una bella Citroen C3 diesel, che ci accompagnerà nei nostri su e giù per la costa ovest della Sardegna, che è la meta del nostro viaggio.

Verso Barumini
La prima giornata, dopo una breve sosta mangereccia alla spiaggia del Poetto, ci porta in visita al sito archeologico di Barumini, un complesso nuragico tra i più importanti della Sardegna dove una brava guida ci fa comprendere le fasi di sviluppo del nuraghe e del villaggio che gli è poi cresciuto intorno. Poiché alle spalle di Barumini si sviluppa la Giara di Gesturi, il famoso altopiano dei cavallini selvatici, decidiamo di salirci in macchina; quando però siamo al parcheggio da cui partono i percorsi a piedi e in bicicletta, ci rendiamo conto che è tardi e non ce la faremmo ad arrivare in tempo utile al nostro primo alloggio.

San Salvatore di Sinis
La nostra prima sistemazione è a Baratili San Pietro, un paesino a nord di Cabras, a casa Elvira, una vera casetta sarda a piano terra, con tanto di giardino dove faremo le nostre colazioni per questi giorni. La nostra ospite, Monica, nonché tutta la sua famiglia, si rivelano di una gentilezza squisita, e ci invitano per una degustazione di Vernaccia di Oristano da loro prodotta e per una superlativa cena a casa loro (menzione speciale per gli gnocchetti sardi con pomodorini e pecorino, veramente eccezionali nella loro semplicità!).

San Salvatore di Sinis
Durante la permanenza a Baratili, la nostra meta principale sarà l'esplorazione della penisola del Sinis. Prima però facciamo una breve puntatina a Milis, il paese degli agrumeti, perché la nonna di S. era originaria di qui.
La giornata al Sinis inizia con una sosta a San Salvatore di Sinis, il paesino fantasma dove sono stati girati molti film western e che sembra davvero un pueblo messicano. Il fatto è che noi lo vediamo tutt'altro che deserto; siamo infatti in piena novena della festa di San Salvatore che prevede la famigerata corsa degli scalzi. E così, le case sono tutte aperte e c'è un sacco di gente che anima le stradine e le piazz, conferendo al luogo un'atmosfera davvero particolare.

Chiesetta di San Giovanni di Sinis
A seguire andiamo verso San Giovanni di Sinis, dove c'è una bellissima chiesetta di origine bizantina. Dal centro del paese e dopo una breve passeggiata sulle falesie, ci dirigiamo verso il sito archeologico di Tharros, l'insediamento prima preistorico, poi fenicio, infine romano. Il sito è piuttosto affascinante, anche se le uniche due colonne in piedi (quelle che identificano Tharros in qualunque foto e cartolina) sono in realtà delle ricostruzioni. Il posto è comunque molto bello anche perché consente di gettare uno sguardo sulla laguna di Mistras (che si sviluppa sotto Cabras) e sull'insenatura interna della penisola, che è l'unica zona di mare calmo oggi che tira un gran maestrale.

Tharros
Decidiamo poi di fare l'intera passeggiata lungo la penisola fino al faro militare in fondo, invero deludente rispetto a tutto il resto; lungo la passeggiata si aprono davanti ai nostri occhi panorami meravigliosi che a tratti - anche grazie al mare agitato e alle falesie ricoperte di verde - ci fanno pensare all'Irlanda e non alla Sardegna. Saliamo poi alla Torre Spagnola dove il vento letteralmente ci porta via, prima di ritornare alla macchina.

Penisola del Sinis
La nostra tappa di mare di oggi è Is Arutas, la famosa spiaggia in cui la sabbia è fatta di chicchi di quarzo che si illuminano al sole, ma fare il bagno è praticamente impossibile per il mare grosso.
La sera ci concediamo una bella cena di pesce a Sa Pischera e' Mar e Pontis, un ittiturismo nel territorio lacustre che si sviluppa sotto Cabras nell'area di una delle più antiche peschiere della zona. Ci arriviamo all'ora del tramonto e la luce e l'atmosfera ci danno la sensazione di essere sospesi nel tempo e nello spazio. La cena è ottima, soprattutto l'insalata di polpo, la fregola ai frutti di mare e la grigliata mista di pesce.

Sa Pischera
Il giorno dopo è giornata dedicata al mare. Prima andiamo a Is Arenas, la spiaggia lunga 6 km cui si arriva attraverso una estesissima pineta che è stata piantata per evitare il processo di desertificazione che si stava verificando; poi, dopo bagni e sole a volontà in una spiaggia semideserta, andiamo verso S'Archittu, l'arco naturale di circa 7 metri di altezza che si apre nella roccia sedimentaria da dove si tuffano i più temerari (mi ha fatto pensare al libro della De Kerangal, Corniche Kennedy, che ho letto da poco). La giornata di mare si conclude con un aperitivo birra, olive e carasau sulla baia di S'Archittu.

Is Arenas
Ci spostiamo dunque verso il nostro secondo alloggio, un piccolo monolocale di una bella casa piena di cani che sorge su una collina alle spalle di Bosa. Qui - complice forse anche la stanchezza e lo stordimento da sole, che si aggiunge al nostro naturale stordimento - facciamo una cena che rimarrà nello stupidario vacanziero. Compriamo dei grossi ravioli ripieni di ricotta e limone: c'è scritto seadas ma né io né S. ci facciamo venire il dubbio che non si tratta di pasta ripiena da bollire in acqua e condire a piacimento, ma del dolce sardo che si fa fritto. E così noi ci prepariamo delle seadas bollite con sugo di pomodorini che S. schifa quasi subito e io mangio integralmente, con qualche difficoltà digestiva che si prolunga per diverse ore!

Bosa all'alba
Visto che nel frattempo il maestrale si è calmato, abbiamo deciso che il giorno dopo sarà dedicato alla gita all'isola di Mal di Ventre (che poi ci dicono essere un'errata dicitura, perché sarebbe l'isola de Malu Entu). Quando ci alziamo, all'alba, dalla terrazza del nostro monolocale davanti ai nostri occhi si apre uno spettacolo meraviglioso, con il sole che sorge alle nostre spalle e progressivamente illumina il castello Malaspina che domina il paese di Bosa e le case incuneate nella valle, lungo il fiume Temo, mentre la luna è ancora alta nel cielo che acquista colorazioni che progressivamente sfumano dall'arancio al rosa al violaceo al blu.

Mal di Ventre
La gita all'isola parte da Putzu Idu con un grosso gommone che ci scarica come dei naufraghi sulla spiaggia che a quest'ora è ancora deserta. Decidiamo di fare il giro dell'isola disabitata, raggiungendo il faro e le calette più sperdute, per poi tornare indietro dall'altro lato. In realtà non ci sono veri e propri sentieri e a un certo punto noi abbandoniamo quello incerto che stiamo percorrendo per inoltrarci nella bassa vegetazione.

Putzu Idu
Peccato che si tratti in buona parte di cardi e arbusti spinosi e che faccia un caldo notevole, cosicché quando arriviamo piuttosto graffiate su una bella spiaggetta nascosta facciamo giusto in tempo a toglierci la maglietta e a buttarci nell'acqua limpidissima (dove però di tanto in tanto si nasconde l'insidia di qualche medusa). Verso la tarda mattinata ritorniamo alla spiaggia di approdo che nel frattempo si è affollata, ma dove in questo momento c'è una luce e un mare da fare invidia ai Caraibi, cosicché prima del rientro un bagno non ce lo toglie nessuno.

Bosa
Ripeteremo l'esperienza anche alla spiaggia di Putzu Idu, dove però per noi c'è un po' troppa gente.

Nel tardo pomeriggio visitiamo Bosa, prima prendendo un aperitivo sul lungoTemo all'altezza delle concerie, poi inerpicandoci per le sue stradine fino al castello Malaspina e fermandoci a fotografare le case colorate di colori pastello illuminate dalla luce del tramonto. La cena di questa sera è alla trattoria slow food Borgo Sant'Ignazio, dove mangiamo molto bene, con una menzione speciale in questo caso per i ravioli dolci ripieni di ricotta, straordinari e perfetti con il mirto.

Sas Covas - Verso Cane Malu
Il giorno dopo, prima di abbandonare la zona di Bosa, decidiamo di fare una puntatina a Cane Malu, una piscina naturale che sta nella zona di Sas Covas e che si trova dopo aver attraversato un paesaggio di scogli piatti e grigi, che veramente sembra di stare sulla luna. Bellissimo.

Dopo vari errori di percorso finalmente siamo nel posto giusto, dove bambini, giovani e adulti si tuffano da tutte le altezze disponibili. C'è anche un gruppetto che fa i tuffi sincronizzati con le capriole. Io riesco a buttarmi da un'altezza massima di 2 metri, S. ha il coraggio di tuffarsi da circa 3 metri :-)

Qui la seconda parte del racconto di viaggio.

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