venerdì 14 settembre 2018

La scoperta della costa ovest della Sardegna - Seconda parte

Falesie di Su Tingiosu
Qui la prima parte del racconto di viaggio.

La successiva destinazione è Macomer, o meglio l'area archeologica di Tamuli, dove ci sono le cosiddette tombe dei giganti, un insediamento preistorico che comprende tre tombe comuni, un nuraghe e un villaggio. Ma soprattutto io sono conquistata dai betili, una specie di piccoli menhir, che fanno da guardiani alle tombe, tre femmine (identificati dalle mammelle) e tre maschi.

Betili del complesso di Tamuli
Da qui abbiamo un paio di alternative; alla fine decidiamo di saltare un sito archeologico che pure ci hanno detto essere molto bello, il pozzo di Santa Cristina, per andare a vedere le falesie di Su Tingiosu, che si sviluppano a nord della spiaggia di Mari Ermi (siamo di nuovo verso la penisola del Sinis, perché è il giorno del nostro trasferimento verso sud Ovest).

Giganti di Mont'e Prama
Qui siamo vittime della stupidità del navigatore, che si somma probabilmente alla nostra, cosicché mentre percorriamo la strada asfaltata che porta a Mari Ermi il navigatore ci fa girare in quella che sembra una stradina di campagna ma che presto si trasforma in un Camel Trophy. Alla fine molliamo la macchina e decidiamo di proseguire a piedi, ma quando guardiamo la cartina ci rendiamo conto che c'è una comoda strada che porta alle falesie e che il navigatore ci ha fatto fare questa assurda strada nella presunzione di risparmiare un minuto di tragitto!!!! Così rifatto il Camel Trophy al contrario siamo finalmente sulla strada giusta che ci porta poi con uno sterrato all'inizio delle falesie. Qui facciamo una bella passeggiata che ci offre scorsi meravigliosi sulle rocce altissime e bianchissime a picco sul mare e su un mare dai colori strepitosi. Ne è valsa la pena.

Processione a Cabras
La giornata di giri si conclude a Cabras dove andiamo al museo archeologico Marongiu a vedere i giganti di Mont'e Prama di cui sentiamo parlare dal primo giorno, questi guerrieri di età preistorica di cui ancora non si sa moltissimo, e poi facciamo un giro in centro, incappando in una bellissima processione che sicuramente fa sempre parte della novena a San Salvatore e che ci permette di ammirare abiti tradizionali e abitudini locali (non molto diverse da quelle del sud a cui sono abituata io, a dire la verità).

Poi facciamo una volata verso il nostro ultimo alloggio, la casetta in località Marcarius, nella zona di Fluminimaggiore. Si tratta di una casa rustica e spartana, ma molto accogliente e confortevole, che sta in cima a una collina e dalla cui terrazza bellissima si domina il panorama su montagne verdissime e si gode di una vista su un cielo stellato fantastico. Sarà il nostro piccolo paradiso per tre giorni (a parte un po' di cagnara notturna).

Ingurtosu
Gli ultimi giorni saranno equamente suddivisi tra il mare e le visite alle aree della civiltà mineraria, molto fiorente in questa zona fino alla prima metà del Novecento. Il primo giorno andiamo alla ricerca di quella che ci è stata definita come la "strada vecchia da Ingurtosu a Piscinas", che ci dovrebbe consentire di passare attraverso il villaggio minerario abbandonato di Ingurtosu. A un certo punto ci viene il dubbio di non essere sulla strada giusta e che forse lo sterrato che dovremmo fare è inagibile per il maltempo, ma quando andiamo più avanti ci rendiamo conto che la strada è proprio questa.

Incontriamo infatti un numero crescente di case abbandonate e diroccate fino alla laveria Brassey, un enorme monumento di archeologia industriale che dà il senso quasi fisico di cosa deve aver significato la civiltà mineraria in termini di impatto ambientale, sociale ed economico per queste terre.

Spiaggia di Piscinas
A questo punto la strada diventa sterrata e poi sabbiosa e ci porta direttamente in mezzo alle enormi dune che ci annunciano l'arrivo alla spiaggia di Piscinas, una spiaggia grande e bellissima, con un mare cristallino e inserita in un contesto naturalistico molto bello. Sembra quasi una spiaggia atlantica, ma con il mare meraviglioso della Sardegna. Qui trascorriamo il resto della giornata. Per la cena decidiamo di approfittare dell'enorme caminetto esterno che c'è sulla nostra terrazza e ci facciamo un ottimo barbecue circondate da 7 gatti affamati, ma molto carini :-)

Pan di Zucchero
L'altra tappa del nostro giro minerario sarà il giorno dopo la visita guidata a Porto Flavia; ci arriviamo per le strade tortuose ma bellissime che caratterizzano questo tratto di Sardegna, e che ci aprono degli scorsi di volta in volta sull'insenatura con la spiaggia di Portixeddu, sulle falesie e sul Pan di Zucchero, l'enorme scoglio che sta di fronte a Masua. Porto Flavia - come ci dice la nostra brava guida - è un'infrastruttura dell'attività mineraria, in quanto fu progettata dall'ingegnere Cesare Vecelli per consentire il trasporto dei minerali in una galleria attraverso la montagna fino all'apertura sul mare (una specie di porto sospeso), dove attraccavano le navi su cui i minerali venivano caricati. La passeggiata nella galleria è l'occasione per un viaggio nel tempo in un mondo che oggi ci risulta quasi impossibile immaginare.

Cala Domestica
Dopo la visita, visto che la bella spiaggia di Masua è un po' affollata, ci fermiamo alla spiaggetta sotto la pinetina accanto a Porto Flavia, ma fa troppo caldo e così trascorriamo qualche ora in pineta a leggere rinfrescate dalla brezza. Poi ci spostiamo a Cala Domestica, una spiaggia profonda incuneata tra due falesie, quasi un piccolo fiordo del mediterraneo. Il mare è piuttosto agitato e la spiaggia non è ancora vuota, ma camminando sugli scogli a destra della spiaggia e passando nel foro della galleria preesistente tra le rocce arriviamo alla caletta che sta a fianco della spiaggia principale, dove il mare è più calmo e c'è pochissima gente. La nostra idea era quella di vedere il tramonto da qui, ma ci rendiamo conto che da qui è impossibile assistere allo spettacolo del sole che si tuffa nel mare, così ci spostiamo alla spiaggia di Portixeddu, praticamente deserta. Il sole è nascosto dietro le nuvole, ma man mano che cala si fa strada producendo colori impensabili nel cielo e nel mare. Restiamo a bocca aperta ad ammirare questo spettacolo straordinario, fino a quando l'ultimo spicchietto di sole si tuffa completamente nel mare.

Tramonto a Portixeddu
La sera concludiamo in bellezza andando a mangiare all'agriturismo Majori, che sta sempre nella zona del nostro alloggio, quella della strada vicinale Su Sizzimurreddu Fighezia (nome che ci mettiamo tre giorni a imparare!), ma che gode di una posizione ancora più straordinaria, in cima a una collina da cui si domina tutta la valle fino al mare. Il posto è molto carino e mangiamo benissimo, cucina tradizionale ma rivisitata in chiave moderna e cucinata con grande cura; menzione speciale per la ricotta autoprodotta con zucchina marinata e pancetta croccante, per i salumi e i formaggi, e per la pancetta di maiale cotta a bassa temperatura. Ottimo anche il Carignano del Sulcis con cui accompagniamo il pasto.

Verso Scivu
La nostra vacanza sarda si conclude in bellezza con un'ultima giornata in quella che a nostro avviso è forse la spiaggia più bella che abbiamo visto in questi giorni, la spiaggia di Scivu, un po' più a sud di Piscinas. Bello il percorso che attraverso la località di Fighezia ci consente di arrivare alla spiaggia, e poi meravigliosa l'acqua e l'atmosfera complessiva.

Direi che la Sardegna ci ha conquistato e mentre andiamo via pensiamo già agli innumerevoli altri posti che vorremmo vedere e dove vorremmo andare, molti dei quali suggeriti anche dai tanti sardi che abbiamo incontrato sul nostro cammino e che sono sempre stati disponibili a uno scambio e a una comunicazione piacevole e fin quasi affettuosa.

Arriverderci, Sardegna.

[Qui la mia selezione fotografica sul viaggio!]

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