Non conoscevo Joana Serrat, ma quando è stato annunciato il suo concerto, sono andata subito ad ascoltarmi alcuni brani (cosa che faccio spesso in queste circostanze) e quasi immediatamente mi è venuta voglia di approcciare i suoi dischi in maniera più estesa.
Sono stata colpita in particolare da due cose: la già consistente produzione di una cantante che ha solo 35 anni e il carattere adulto della sua musica, e non solo negli ultimissimi album.

Arrivo dunque al Black Market (dove tra l'altro incontro casualmente un'amica che non vedevo da tempo - magie di Roma!) con grandi aspettative e quando, in perfetto orario, sale sul palco Joana Serrat, sono innanzitutto intenerita da questa ragazzona catalana che sembra ancora più giovane di quello che è, indossa una camicia texana e imbraccia la chitarra acustica molto alta (e mi ricorda in questo lo stile di Micah P. Hinson).

Però quando suona e canta, si capisce che Joana è un'artista navigata e che sa ampiamente il fatto suo. La padronanza della chitarra è notevole (e io devo dire che apprezzo particolarmente il finger picking che caratterizza una parte dei suoi brani) e anche la sua voce si caratterizza per varietà e qualità.
Ma soprattutto la cosa più interessante è che la sua musica - cantata in inglese e con una fortissima ascendenza americana - in realtà rivela moltissime eredità, anche e soprattutto europee, cosicché il risultato è un mix originale, ma nel quale ognuno riconosce qualcosa che gli appartiene, un senso di familiarità e di appartenenza.
Sarei curiosa di sentirla suonare con tutta la band, ma devo dire che sono comunque contenta di aver potuto apprezzare Joana Serrat anche nella sua essenzialità. Ed è già tanta roba.
Voto: 3,5/5
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