venerdì 3 novembre 2017

Un weekend fotografico: Robert Frank, Robert Doisneau e l'ISP experience

Il weekend a cavallo tra settembre e ottobre è stato completamente dedicato alla fotografia (dopodiché credo che non ne vorrò più sapere almeno per un po', perché non è nella mia natura soffermarmi troppo su un unico interesse che altrimenti rischia poi di stancarmi ;-) ).

Grazie alla programmazione del Detour, il circolo di Monti, venerdì è stata la giornata della visione di due documentari dedicati ad altrettanto grandi fotografi, Robert Frank e Robert Doisneau.

Il primo, Robert Frank - Don't blink, per la regia di Laura Israel, è un ritratto a tutto tondo di questo artista americano, che spazia dalla sua attività di fotografo a quella di cineasta fino ad arrivare ai confini dell'arte materiale dei tempi più recenti, quando comincia a realizzare collage, a incollare e incidere fotografie e pellicole.

A me il nome di Frank richiama immediatamente il suo capolavoro fotografico The Americans, che ho anche comprato e tengo a casa in salotto a portata di mano. Scopro però solo dal documentario che quando uscì fu molto criticato dagli esperti e fu invece riscoperto molto più avanti, quando tra l'altro a Frank erano stati sottratti i diritti di sfruttamento economico.

Ma il documentario è anche un viaggio nei rapporti di Frank con la beat generation, nella sua produzione cinematografica indipendente degli anni Sessanta, nella sua vita privata e nei grandi dolori, come la perdita della figlia Andrea in un incidente aereo. Ne viene fuori il ritratto di un artista burbero e introverso che è a suo agio nei territori marginali e che è sempre alla ricerca di un rifugio che gli consenta di stare alla larga dai riflettori e dalle interviste, che è immerso completamente nella sua arte, praticamente indistinguibile dalla sua vita.



Il secondo documentario è dedicato a un altro fotografo di nome Robert ma con caratteristiche molto diverse, Doisneau, e si intitola La lente delle meraviglie. Anche in questo caso, grazie a Clémentine Deroudille, nipote dell'artista, si viaggia all'interno della vita e del mondo di Doisneau, seguendo tutte le tappe della sua formazione di fotografo e la storia del suo successo. E grazie al documentario scopriamo che per Doisneau vita e fotografia si mescolavano continuamente, al punto tale che spesso membri della sua famiglia e amici gli hanno fatto da modelli.

Come Frank, anche Doisneau era immerso nell'atmosfera culturale e negli ambienti intellettuali della sua città e del suo tempo e anche della sua opera c'è molto di più di quello che conosciamo e che ci viene continuamente proposto (ad esempio i lavori a colori e senza protagonisti umani). Come Frank, Doisneau ama molto i territori di confine (non a caso scatta soprattutto nella banlieu parigina), però - a differenza dell'americano - Doisneau è sorridente e ironico, anche davanti alle telecamere.



Dopo aver visto questi due documentari che ci aiutano nella difficile impresa di costruire un'immagine meno stereotipata e più completa di artisti diventati famosissimi presso il grande pubblico solo per alcuni aspetti della loro produzione, mi immergo nei miei sabato e domenica di pratica fotografica, sperando che i neuroni specchio facciano il loro lavoro.

Mi sono infatti iscritta a ISP experience, una due giorni di street photography che si tiene contemporaneamente in diverse città d'Italia e al termine della quale verrà prodotta una rivista, Cities, con le foto selezionate tra quelle realizzate dai partecipanti.

E così, guidati da Ciro Cortellessa e Francesca Fabiano, io e un'altra ventina di fotografi (tra amatori e semiprofessionisti) giriamo per Roma (San Pietro e Vaticano, Porta Portese, Trastevere, Stazione Termini, Piazza Vittorio) per catturare momenti di vita urbana.

Il mio è un magrissimo bottino. Probabilmente sono stanchissima e poco in vena, appesantita da pensieri e fatiche che mi impediscono di entrare in contatto con la macchina fotografica e il mondo circostante. Un errore di impostazione della macchina fotografica rovina gran parte delle mie foto e alla fine ne salvo pochissime che certamente non sono al livello di quelle scattate dagli altri partecipanti.

Lì per lì sono parecchio frustrata, ma con la fotografia succede anche questo. Alla fine - nonostante tutto - una foto (che allego a questo post :-)  ) viene selezionata e finisce nel magazine che potete sfogliare qui: https://issuu.com/isp-italianstreetphotography/docs/cities2

Un incentivo a impegnarmi ancora di più la prossima volta! 

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