lunedì 29 febbraio 2016

7 minuti / Stefano Massini; regia di Alessandro Gassmann. Teatro Argentina, 18 febbraio 2016

Metti un giovedì pomeriggio a teatro. Di corsa fuori dalla biblioteca e scaraventata nella platea del Teatro Argentina a vedere lo spettacolo con la regia di Alessandro Gassmann basato sul testo teatrale omonimo dell'autore Stefano Massini (conosciuto anche per la Lehman Trilogy).

Le mie brevi riflessioni terranno distinte le considerazioni sull'allestimento teatrale da quelli sul testo. Inizierò dall'allestimento: la regia di Alessandro Gassmann è una regia molto cinematografica, com'è chiaro fin da subito nella scelta di utilizzare il telo trasparente calato davanti al palco, che all'occorrenza si trasforma in telo su cui proiettare immagini che si sovrappongono a quanto accade sul palco, oppure si sostituiscono ad esso, e anche per creare effetti di luce particolari. L'uso di questo strumento consente di trasformare il palcoscenico quasi in uno schermo cinematografico e consente curiose forme di montaggio delle scene. Dietro il telo la scenografia riproduce lo spazio con tavolo e armadietti per gli operai di un capannone industriale. In questo scenario si muovono 11 donne, nove operaie e due impiegate, il consiglio di fabbrica chiamato a esprimersi sulla proposta del management dell'azienda di tagliare 7 dei 15 minuti di pausa giornalieri previsti per il personale. Il cast è guidato da Ottavia Piccolo, che interpreta il personaggio di Bianca, la portavoce del consiglio, colei che ha partecipato alla trattativa con i padroni. Intorno donne della più varia provenienza, sociale, geografica e culturale. La Piccolo, brava ma a mio modo di vedere un po' sottotono, è sostenuta da un cast molto efficace e vivace, che crea un affresco abbastanza credibile di una realtà operaia. Anche se va detto che l'impianto registico e le scelte formali - anche molto belle sul piano visivo (talvolta sembra di vedere sul palco veri e propri quadri di Caravaggio in chiave moderna) - a volte ci restituiscono l'immaginario visivo di certe serie TV, come Orange is the new black.

Per quanto riguarda il testo, non vi aspettate contenuti sconvolgenti; l'idea è molto semplice: nel momento in cui si trovano a dover votare per accettare o meno la proposta del management, queste undici donne sono messe di fronte alle contraddizioni della contemporaneità, rispetto alle quali non c'è una posizione giusta o pienamente difendibile. Il testo di Massini è volutamente semplice, quasi didascalico, ma dentro ci sono molte cose importanti: il tema della rappresentanza, il ruolo del sindacato in un mondo globalizzato, il conflitto culturale e generazionale, la dignità del lavoro, il senso della lotta di classe. Alla fine dello spettacolo molte domande resteranno senza risposta e nessuna posizione sarà oggetto di giudizio, però sarà anche chiaro da che parte sta l'Autore. Una posizione forse ormai obsoleta e perdente, ma che è l'unica che attinge ai valori più alti dell'umanità e non solo alla necessità di sopravvivenza. Ed è chiaro che il giudizio negativo non riguarda la scelta spesso necessitata delle operaie, bensì la disumanità e l'iniquità di un sistema che ormai non ha alcun tipo di ostacolo rispetto al dispiegamento delle sue perverse conseguenze.

Voto: 3,5/5

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