È ormai in chiusura la mostra fotografica Nudo per Stalinorganizzata dall'Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma presso la Sala Santa Rita, in via Montanara, a Roma, dal 29 ottobre all'11 gennaio (a cura di Nicoletta Misler).
Si tratta di una piccola mostra articolata in tre parti:
- l'esposizione di una settantina di fotografie russe degli anni 20-30;
- alcuni documenti originali di archivio relative alla vicenda del fotografo Aleksandr Danilovič Grinberg (1885-1979), condannato a 5 anni di lager per le sue fotografie di nudi considerate pornografiche;
- un contributo video che mette in relazione tra di loro le fotografie e spiega in maniera semplice il contesto storico di riferimento.
Il tema della mostra è la trasformazione dell'iconografia del corpo, soprattutto di quello femminile, nel passaggio dalla seconda metà degli anni '20 alla piena affermazione del regime stalinista degli anni '30.
La fase pre-staliniana è rappresentata attraverso le fotografie del gruppo dei fotografi pittorialisti, fotografie artistiche di nudi femminili ispirate a famose pose dell'arte classica e messe in relazione con contesti naturalistici. Nonostante le tecniche fotografiche piuttosto arcaiche si tratta di foto dotate di una straordinaria modernità, che non a caso suscitarono scalpore quando furono portate in mostra a Mosca negli anni 1925-27 in occasione dell'evento "Arte in movimento".
Con l'affermarsi del regime stalinista la rappresentazione del corpo umano diventa strumento di propaganda e perde quasi completamente la sua individualità. Le fotografie si popolano di corpi di ginnasti in pose acrobatiche e parate di donne-fotocopia forti e lavoratrici al servizio della nazione, mentre il nudo diventa possibile solo nelle immagini delle stazioni termali a rappresentare corpi sani e vigorosi.
Sono evidenti i richiami di certa propaganda iconografica dei regimi fascisti, ma la cosa che mi ha impressionato di più è l'inevitabile collegamento con il processo di perdita di identità del corpo femminile in atto anche oggi. La proposta di un modello unico dal punto di vista fisico e la semplificazione della complessità del ruolo femminile in direzione di uno stereotipo sono dunque temi di assoluta attualità e che - in qualche maniera - accomunano tutti i periodi storici caratterizzati da un processo di inaridimento della qualità della società civile.
Mostra piccola e, per certi versi, senza pretese, ma capace di suscitare riflessioni. E non è poco.
Il catalogo della mostra è pubblicato da Gangemi editore.
Voto: 3,5/5
martedì 5 gennaio 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!