Leggi la prima e la seconda puntata del racconto di viaggio e guarda una selezione più ampia di foto sulla mia pagina Behance.
Informazioni pratiche------------
Voli
Abbiamo viaggiato con Icelandair, la compagnia aerea islandese che fa voli diretti tra Milano Malpensa e Reykjavík. All'andata il ritardo in arrivo dell'aereo e il temporale su Malpensa fanno sì che partiamo poco prima dell'una di notte da Malpensa per arrivare a Keflavík, l'aeroporto internazionale d'Islanda alle 3 di notte (il volo dura quattro ore circa e l'Islanda è 2 ore indietro rispetto all'Italia. Al ritorno invece tutto in perfetto orario. Aerei nuovissimi, intrattenimento a bordo, personale gentile, niente da dire. Il prezzo è commisurato, ma dopo che era saltato il viaggio nel 2020 sono stati efficientissimi e corretti con l'emissione dei voucher.
La 'nostra' Jeep Renegade 4x4 |
Alle 3 di notte a Keflavík il sole è già sorto, ma intorno all'aeroporto c'è il deserto e nessun taxi disponibile per portarci nell'albergo a 10 min di strada dove trascorreremo quel poco che ci rimane della notte. Per fortuna dopo un'attesa di una mezz'oretta arriva un taxi da 8 posti che porta noi e una coppia di spagnoli con bambino nello stesso albergo.
Lo spazio esterno della fattoria Vatnsholt |
Auto
Il noleggio dell'auto lo abbiamo fatto con la compagnia locale Geysir, gestita da giovanissimi, che si rivela una scelta azzeccatissima e vincente. Già con tutto il trambusto della pandemia erano stati estremamente disponibili e si confermano tali anche dal vivo: sono giovani, preparati, gentili e molto tranquillizzanti. Ci danno una bellissima Jeep Renegade 4x4 Hybrid praticamente nuova per la quale abbiamo chiesto in dotazione anche il wifi portatile, ipotizzando che non ovunque prenderà Internet (alla fine Internet prende quasi ovunque e S. non ha problemi, ma col mio gestore posso a malapena ricevere telefonate e dunque il wifi portatile mi sarà utilissimo). Il prezzo in questo caso è - direi - commisurato alla durata del viaggio e ai servizi offerti.
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Cibo
Fattoria Vatnsholt |
Djúpivogur |
Un ottimo pranzo con fish & chips e lobster soup lo abbiamo fatto al baracchino Glacier Goodies, nella zona del centro visite del Vatnajökull.
Una sosta postprandiale l'abbiamo fatta nel bel paesino di Djúpivogur per prendere un caffè al bistro con le vetrate che danno sul porto, il Við Voginn, dove lavora uno staff internazionale (francese, italiano ecc). Tutto buono e posto molto simpatico e accogliente.
Akureyri affacciata sul suo fiordo |
Un'altra sosta dolce la facciamo nel bar che sta alla fine della passeggiata Arnarstapi-Hellnar, il Fjöruhúsið café, che all'interno sembra una baita di montagna e ha una bella terrazza sul mare, sempre affollata di gente: noi prendiamo due caffè e una skyr cake (una specie di cheesecake realizzata con il formaggio simil yoghurt tipo dell'Islanda che si chiama appunto skyr).
A Grundarfjörður facciamo cena con i buonissimi hot dog (ne ha tanti tipi diversi) al camioncino di Mæstro (ne mangiamo due a testa), che è parcheggiato al centro del paese.
Grundarfjörður |
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Alloggi
Anche sugli alloggi l'Islanda non è certo un paese alla portata di tutti i portafogli. Come con il cibo noi alterniamo ostelli con bagni in comune (per tutti gli ostelli si veda qui) ad alloggi un po' più privati: nel complesso però le scelte si rivelano tutte piuttosto fortunate.
Siamo in ostello a Vík í Mýrdal (un edificio piccolo, ma carino, in una bellissima posizione; stanza piccolissima, ma ottima colazione), a Höfn (edificio nuovissimo nella zona periferica del paese; stanca carina e bagni confortevoli e adeguati), a Seyðisfjörður, nello specifico all'Hafaldan Old Hospital (vecchio ospedale trasformato in ostello; cucina comune molto bella), e infine a Reykhólar (ostello situato in un contesto davvero molto bello, ma c'è tanta gente e parecchio casino; qui comunque abbiamo la possibilità di fare il bagno nella piscina di acque termali presente in giardino).
La vista dalla stanza comune di Vatnsholt |
Sudur-Bár guesthouse |
A Grundarfjörður siamo al Sudur-Bár, una guesthouse che sta alla fine del fiordo proprio di fronte al sole che tramonta (più o meno). Stanza bella e grande, sala per la colazione magnifica, tutta a vetri, bel giardino, peccato per i gestori un po' freddini.
La vista dall'ostello di Reykhólar |
Acquisti e souvenirs
Il souvenir che non potete non portarvi via dall'Islanda è un lopapeysa, il tipico maglione di lana islandese che non è solo per i turisti, ma che gli islandesi per primi indossano con nonchalance. Non costano poco, ma se vi piace il genere ce ne sono davvero di tanti tipi, modelli, colori, pur essendo riconoscibili come appartenenti al medesimo genere. Noi alla fine ne porteremo in Italia 5-6, alcuni per noi, altri da regalare. Si trovano un po' dappertutto, ma noi consigliamo di visitare una delle tante wool factories dell'Islanda: noi siamo state alla Kidka wool factory vicino Hvammstangi e da Alafoss, all'ingresso di Reykjavík. In entrambi i casi facciamo il pieno anche di cappelli, sciarpe, guantini, e chi più ne ha più ne metta.
Un altro souvenir di cui facciamo incetta è la cioccolata: già nei primissimi giorni ci innamoriamo delle Omnom, cioccolate prodotte da una piccola azienda alle porte di Reykjavík. Ce ne sono di tutti i tipi e gusti e hanno delle confezioni meravigliose! Io le avrei comprate veramente tutte! Si trovano un po' ovunque, anche nei negozietti e nei supermercati. Nei supermercati non ci siamo fatte mancare l'acquisto di liquirizie di ogni genere, in particolare quelle salate che qui vanno per la maggiore.
Infine, compriamo varie confezioni di sale artico islandese, sia quello puro, sia quello aromatizzato, che solo da tempi relativamente recenti ha ricominciato a essere prodotto in Islanda. Anche per il sale compratelo tranquillamente nei supermercati, perché si trovano le stesse marche che trovate nei negozi di souvenir.
Su magliette, magneti, tazze ecc. non vi dico nulla perché li trovate ovunque, ma vi avviso: come un po' ovunque (ma in Islanda di più) negozi di souvenir con oggetti belli non ce ne sono tantissimi, quindi, mi raccomando, se ne identificate uno carino non ve lo lasciate scappare.
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Le impressioni complessive
Una precisazione: penso sia chiaro a tutti che non si va in Islanda per la cultura e l'arte, e nemmeno per le città, ma per i paesaggi e per l'incontro con una natura un po' primordiale che ci aiuta a ricordarci chi siamo, da dove veniamo e anche dove andiamo, perché - come dice Parisi - a essere a rischio non è la terra che ha visto ben di peggio, ma la specie umana quando la terra tornerà a essere invivibile com'è stata in tante fasi della sua lunghissima storia e come un pochino si vede in alcune zone di quest'isola.
Proprio perché l'isola ha una natura così dirompente e anche perché negli anni il livello di turismo è cresciuto esponenzialmente, fino a diventare una delle principali voci di bilancio dell'Islanda, gli islandesi hanno scelto per le loro attrazioni principali una strategia molto americana, ossia quella di addomesticare la visita e i visitatori con ampi parcheggi, sentieri guidati, segnaletica precisa ecc. All'inizio questa cosa lascia un po' interdetti perché ci si immagina l'Islanda selvaggia e un viaggio avventuroso, ma in realtà - a parte che per pochissimi posti - non è così (a meno che non vi avventuriate in trekking estremi o in giri nell'interno che comunque non vi consiglio se non siete molto esperti e attrezzati). Superato questo shock iniziale e soprattutto allontanandosi ogni tanto dalle attrazioni più note per sperimentare percorsi alternativi - senza essere imprudenti - si riesce però certamente a godere di un rapporto meno asettico con la bellezza di questi paesaggi.
Seconda precisazione: noi abbiamo fatto questo giro tra fine maggio e inizio giugno. Nelle zone molto turistiche c'era già un numero di turisti ragguardevole (provenienti da tutto il mondo), sebbene non tali da rendere la visita spiacevole. In altre zone ci siamo trovate invece con poche altre persone o quasi da sole. Vedendo però le dimensioni dei parcheggi ci siamo chieste cosa deve essere qui a luglio e agosto. Immagino che in questi periodi la situazione dei turisti possa diventare a tratti poco sopportabile.
Reykjavík vista dal Perlan |
Infine, compriamo varie confezioni di sale artico islandese, sia quello puro, sia quello aromatizzato, che solo da tempi relativamente recenti ha ricominciato a essere prodotto in Islanda. Anche per il sale compratelo tranquillamente nei supermercati, perché si trovano le stesse marche che trovate nei negozi di souvenir.
Il lago craterico di Kerið |
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Le impressioni complessive
Una precisazione: penso sia chiaro a tutti che non si va in Islanda per la cultura e l'arte, e nemmeno per le città, ma per i paesaggi e per l'incontro con una natura un po' primordiale che ci aiuta a ricordarci chi siamo, da dove veniamo e anche dove andiamo, perché - come dice Parisi - a essere a rischio non è la terra che ha visto ben di peggio, ma la specie umana quando la terra tornerà a essere invivibile com'è stata in tante fasi della sua lunghissima storia e come un pochino si vede in alcune zone di quest'isola.
Fjaðrárgljúfur |
Nella zona di Möðrudalur |
Ciò premesso, l'Islanda è magnifica (certo viverci credo sia ben altra cosa!), un paradiso per i fotografi e non solo, anche se devo ammettere che le foto non rendono abbastanza la vastità dei paesaggi e l'impressione dal vivo: bisognerebbe avere un drone (e infatti molti turisti lo usano, anche se qui in molte zone ne è giustamente vietato l'uso) e inserire nelle immagini le persone per dare l'idea di quanto sono piccole rispetto al paesaggio.
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