Hotel Bosforo / Esmahan Aykol; trad. di Emanuela Cervini. Palermo: Sellerio, 2010.
Ho comprato questo libro sulla scia dell’entusiasmo del viaggio a Istanbul. Acquistare un giallo ambientato in questa città, la cui protagonista – non turca – vive e lavora nel quartiere di Cihangir mi era sembrato un ottimo modo per camminare di nuovo per le strade di Istanbul, sentirne i sapori e gli odori.
Ed effettivamente da questo punto di vista il romanzo riesce perfettamente nell’intento. Kati Hirschel è una tedesca, che però ha vissuto i primi 13 anni della vita a Istanbul per poi fare ritorno insieme alla sua famiglia in Germania, e che ha infine deciso di trasferirsi a vivere in quella che considera la sua vera patria d’adozione, non la Turchia, come lei stessa dice, ma proprio la città di Istanbul. Una città di cui Kati – come tutti coloro che scelgono di vivere in una città che non è la propria di origine - vede tutti i difetti e le cose insopportabili, dai tassisti che fanno la cresta all’invadenza delle persone, ma di cui ha imparato ad amare lo spirito più vero e più profondo, che ha acquisito come una seconda pelle.
Kati è un personaggio simpatico, spesso si rivolge direttamente ai suoi lettori, è un po’ confusa dal punto di vista sentimentale, ha amici ed amiche con cui condivide intoccabili abitudini (dal thè pomeridiano alla chiacchierata domenicale), e gioca a fare la detective come quelli dei gialli che vende.
E come spesso accade in questi casi si imbatte per caso nell’omicidio di Kurt Muller, un regista tedesco arrivato con tutta la troupe a Istanbul per girare un film, la cui protagonista principale è Petra, un’amica di infanzia di Kati che ha una dolorosa storia alle spalle.
Il giallo è decisamente deludente, diciamo un gialletto senza troppe pretese; anche il racconto e il linguaggio risultano a volte un po’ troppo banali e semplificati; i personaggi fanno fatica a trovare una loro precisa identità psicologica, e spesso restano piuttosto incompiuti, come nel caso del commissario di polizia Batuhan, con cui Kati ha una breve storia.
Alla fine però il gialletto procede spedito, la città ammalia, e volentieri ci si perde con Kati nelle strade inerpicate di Cucurkuma, ci si ferma a mangiare un kebab a Eminönü, si prende un aperitivo in uno dei molteplici locali di Beyoglu.
Più di questo però non aspettatevi.
Voto: 2,5/5
martedì 6 marzo 2012
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