Se volete trascorrere una serata allegra e non troppo impegnativa, ma neppure stupida o volgare, questo è assolutamente il film che fa per voi.
Non c’è dubbio che soltanto gli inglesi potevano concepire un film che parlasse dell’invenzione del vibratore e che lo facesse con tale garbo e grazia.
Siamo nell’Inghilterra dell’età vittoriana (precisamente nel 1880) e il giovane medico Mortimer Granville (Hugh Dancy) viene cacciato da tutti gli ospedali e gli studi medici, perché ha idee troppo moderne sulla medicina e rifiuta i metodi in uso fino a quel momento.
Non volendo accettare la generosità di Edmund St. John-Smythe (un dissacrante e divertentissimo Rupert Everett), il figlio dei suoi tutori, un eccentrico che si diletta di invenzioni elettriche, accetta l’impiego presso il dottor Robert Dalrymple (Jonathan Pryce), un medico specializzato nella cura dell’isteria femminile, un'etichetta sotto la quale nell’Ottocento si classificava una gran varietà di condizioni e sintomi, e per la quale una donna poteva finire in manicomio o subire un’isterectomia. La cura dell’anziano medico consisteva nel produrre il "parossismo della condizione isterica" mediante un metodo di manipolazione, in un’epoca in cui non si riteneva neppure che le donne potessero provare piacere.
Il giovane Mortimer dimostra uno straordinario talento per questo lavoro (con qualche piccolo effetto collaterale!), tanto che diventa socio dello studio con la prospettiva di diventarne responsabile una volta sposata la figlia più piccola del medico, Emily, la ragazza perfetta secondo il modello vittoriano, silenziosa, dedita alla casa, amante delle arti. Il medico ha anche una figlia maggiore, Charlotte (la splendida Maggie Gyllenhaal), che non solo non ha alcuna intenzione di sposarsi, ma è vulcanica e orgogliosa, e disonora la famiglia occupandosi dei poveri e dei diseredati del quartiere per i quali ha aperto un ricovero, che fa anche da asilo, scuola e ambulatorio medico.
Il fallimento del dottor Granville con una delle pazienti lo porterà all’ennesimo licenziamento, ma la scoperta di poter trasformare - a partire da un attrezzo elettrico creato dal suo amico Edmund - il trattamento manuale in un elettromassaggio dal risultato ancora più strabiliante darà al dottore fama e ricchezza.
Parallelamente Mortimer sarà chiamato a deporre sulla presunta isteria di Charlotte che cambierà anche le sue scelte sentimentali, mentre l’invenzione del nuovo, portentoso oggetto rappresenterà un primo segnale tangibile di quel processo di faticoso affrancamento che la donna aveva appena cominciato.
Non manca sui titoli di coda un’illustrazione di tutti i modelli di vibratore più fantasiosi e di maggiore successo creati e messi in vendita dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri ;-))
Che dire? Non è certo un film sul quale soffermarsi con grandi disquisizioni intellettuali, sebbene la riflessione sulla condizione femminile e soprattutto sulla totale ignoranza che caratterizzava quell'epoca rispetto alla donna nella sua complessità ha una sua efficacia.
Oltre ad attori gradevolissimi e con facce molto belle, il film scivola via leggero con molte risate e qualche pudore perché evidentemente dopo 150 anni siamo ancora perbenisti e un po’ puritani. In ogni caso, sfido chiunque delle donne in sala a negare che il primo pensiero uscite dalla sala sia stato: “Mai più senza”.
Voto: 3,5/5
P.S. Ancora stampellata ho visto il film nella stessa sala dove avevo visto Albert Nobbs, la sera che sono caduta proprio davanti al cinema... Speriamo di aver esorcizzato tutto! ;-)
domenica 4 marzo 2012
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