E dunque eccomi qua nel mio live club preferito di Roma per una serata in cui, oltre a un opening di Joe Gideon, cantautore che non conosco ma che ascolto gradevolmente, sono previsti ben due concerti, il primo dei King Hannah e il secondo dei The KVB. Io conosco poco o niente entrambi, ma da un qualche assaggio musicale, decido che andrò a sentire i King Hannah.
Alle 21.15 in punto salgono sul palco Craig Whittle e Hannah Merrick, i due componenti del gruppo, chitarra e voce entrambi (anche se è la Merrick la voce principale), accompagnati da un batterista e da un tastierista/bassista.
La Merrick è vestita con un bellissimo abito lungo rosso a balze, sopra delle Adidas, e quando comincia a cantare mi fa un effetto un po’ strano, per la sua aria tra il superiore e il distaccato. Sento qualcuno dietro di me che dice che Hannah è imperscrutabile e difficile da interpretare, e devo dire che lì per lì concordo.
Poi nel corso del live, man mano che Hannah si scioglie e comincia anche a interagire con il pubblico, capisco che probabilmente il suo è un modo di stare sul palco (che ci dice poco su di lei come persona), e che alla fine questo suo modo risulta estremamente efficace, fascinoso e quasi conturbante. A me – fatte le dovute e inevitabili differenze – ricorda un pochino, anche nel modo di cantare, la Patty Pravo dei tempi d’oro, soprattutto per certo modo di cantare parlato (cosiddetto spoken word). Un po’ mi ricorda anche Anna Calvi, che pure ama molto vestirsi di rosso sul palco, ma la Merrick mi sembra molto più minimalista sia nella performance che nel modo di cantare e suonare.
Durante il concerto i due ci suonano l’ultimo album, Big swimmer, praticamente per intero, ma non manca anche la cover di una canzone di Bruce Springsteen, State Trooper, e nel bis che segue alla loro uscita dal palco, una canzone “natalizia” da poco pubblicata, Blue Christmas.
La scaletta completa ce la mette a disposizione Claudio Lancia nel suo live report per Ondarock.
Devo dire che – non conoscendoli quasi per niente – sono stata molto colpita dalla musica di questi due ragazzi di Liverpool che passa molto rapidamente da atmosfere più intimistiche e soft (come nella bellissima per me Suddenly, your hand) ad altre molto più post-punk e rock. Personalmente preferisco – per mia naturale propensione – le prime, e dunque apprezzo particolarmente le canzoni più notturne, ma è comunque un piacere ascoltare musica dal vivo interessante e ben fatta come in questo caso.
I King Hannah si sono conquistati un posto nel mio orizzonte musicale. E grazie, come sempre, al Monk.
Voto: 4/5
Devo dire che – non conoscendoli quasi per niente – sono stata molto colpita dalla musica di questi due ragazzi di Liverpool che passa molto rapidamente da atmosfere più intimistiche e soft (come nella bellissima per me Suddenly, your hand) ad altre molto più post-punk e rock. Personalmente preferisco – per mia naturale propensione – le prime, e dunque apprezzo particolarmente le canzoni più notturne, ma è comunque un piacere ascoltare musica dal vivo interessante e ben fatta come in questo caso.
I King Hannah si sono conquistati un posto nel mio orizzonte musicale. E grazie, come sempre, al Monk.
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