venerdì 6 dicembre 2024

Emilia Pérez

Grazie alla Lucky Red di Andrea Occhipinti ho la possibilità – insieme ad altre centinaia di persone in Italia – di vedere in anteprima, nelle sale Circuito Cinema, l’ultimo film di Jacques Audiard che ha vinto a Cannes il Premio della giuria, mentre il premio per la migliore attrice è andato in realtà alle quattro attrici che tengono la scena in questo film, Karla Sofía Gascón, Selena Gomez, Adriana Paz e Zoe Saldana.

In questa serata gratuita e speciale, prima della visione del film abbiamo anche la possibilità di seguire in streaming (in diretta dal cinema Quattro fontane) la presentazione a cura di Gabriele Niola in cui sono ospiti lo stesso Audiard e l’attrice Karla Sofía Gascón. Il siparietto tra i due – molto ben orchestrato da Niola – è divertente, anche perché Audiard parla solo in francese e la Gascón parla un buon italiano ma non parla francese. Il primo è sornione, la seconda è esuberante: i due convergono su un punto, a nessuno dei due piacciono i musical. Eppure, quello che stiamo per vedere è – anche – un musical.

In realtà, definire quest’ultimo film di Audiard è davvero difficile, e certamente qualunque definizione è destinata a stargli stretta. Così come è difficile raccontare la trama di questo film, che contiene un’idea iniziale che corrisponde al primo snodo narrativo (il narcotrafficante Manitas del Monte fa rapire Rita Moro Castro per farsi aiutare a cambiare sesso e inscenare la sua morte), ma poi si sviluppa in molteplici altre linee narrative principali e secondarie, che vedono protagoniste quattro donne: la Emilia Pérez (Karla Sofía Gascón) che si è lasciata alle spalle Manitas, l’avvocata Rita (Zoe Saldana), la moglie di Manitas Jessie (Selena Gomez), Epifanía (Adriana Paz) con cui Emilia inizia una storia.

Dentro una confezione che è quella di un musical, ma a tratti anche di un polar, di una telenovela, di un romance, e mille altre cose, Audiard costruisce un universo caleidoscopico e rutilante, in cui la narrazione pur mantenendo una sua coerenza di fondo, spiazza continuamente lo spettatore, prende percorsi laterali, va in territori inesplorati e inattesi. In mano a qualcun altro questa materia magmatica e incandescente sarebbe potuta esplodere, e invece nel film di Audiard tutto si tiene, non solo per la maestria del regista, ma perché agisce in sottofondo una straordinaria forza centripeta, quella delle donne che animano e conferiscono spessore a questa storia, anzi che fanno questa storia, e forse fanno LA storia.

Tutto il film vive nel cambiamento, da quello iniziale di Manitas che diventa Emilia, a tutti quelli successivi, che sono stilistici e narrativi: una vera e propria ode al cambiamento, che è il cuore pulsante dell’esistenza e al contempo è un auspicio, perché in questo film le cose cambiano grazie all’emancipazione e al riscatto delle donne.

E forse il cambiamento è l’essenza stessa del cinema di Audiard, diversissimo da film a film, quasi da rendere irriconoscibile la mano del regista nelle sue diverse incarnazioni cinematografiche, eppure straordinariamente coerente nel suo approccio libero e profondamente curioso al mondo e all’umanità.

Voto: 4/5


Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!