È questo un periodo dell'anno in cui - anche grazie alle amiche in visita a Roma - vado a vedere un po' di mostre che la città offre. In questo caso ho approfittato del ponte del primo maggio per andare a vedere la mostra di Pistoletto al Chiostro del Bramante e quella su Urbano VIII a Palazzo Barberini. Qui di seguito qualche breve considerazione in merito.
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Infinity. Michelangelo Pistoletto. L'arte contemporanea senza limiti. Chiostro del Bramante
L'immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini. Palazzo Barberini
Non descriverò separatamente le due mostre perché in nessuno dei due casi ho quel minimo di competenze che mi consentirebbe di dire delle cose sensate sul loro oggetto. Mi limiterò dunque a parlare della mia esperienza da visitatrice, sperando di fornire indicazioni utili ad altri.
Per quanto riguarda la mostra al Chiostro del Bramante non è la prima che ci vado: avevo visto recentemente Crazy, e prima Turner e Alma Tadema. Gli ambienti espositivi del Chiostro del Bramante sono molto belli ed è sempre un piacere passeggiare per le sale indipendentemente dalla mostra in corso, però devo dire che la soddisfazione rispetto alle mostre è altalenante e mi pare decrescente nel tempo. Da qualche anno ormai la direzione del museo ha fatto la scelta di ospitare sempre più mostre tematiche (penso a Love, a Crazy e ora a questa Infinity), a carattere contemporaneo, non necessariamente di un unico artista, e dal sapore squisitamente pop e instagrammabile. Sono mostre che appaiono più pensate per essere fotografate (e non a caso in continuazione nelle sale si viene invitati a farlo) e condivise, che come occasione di conoscenza e di riflessione. È - almeno dal mio punto di vista - il risultato di una forma di degenerazione "social" e partecipativo-interattiva che tende ad appiattire tutto e ad eliminare i veri e propri stimoli intellettivi. In questo caso specifico - senza nulla togliere all'arte di Michelangelo Pistoletto che non sono certo io a dover difendere - la fruizione della mostra spinge verso la banalizzazione, e la sensazione è forte soprattutto se si utilizza l'audioguida anziché leggere i cartelli e le didascalie. Il livello di enfasi con cui l'audioguida ci presenta le varie opere e l'approccio - come si diceva - molto pop risulta via via sempre più fastidioso, al punto che io e le mie amiche a un certo punto abbandoniamo praticamente l'ascolto. Considerato che la visita non costa poco (18 euro, e non esistono praticamente riduzioni), sinceramente ci si aspetterebbe molto di più. E per quanto mi riguarda alla prossima mostra ci penserò due volte.
Ovviamente, la sensazione di delusione si è accentuata ancora di più - per confronto - quando il giorno dopo sono andata - la mia prima volta - a Palazzo Barberini che ospita la Galleria Nazionale di Arte Antica e dove in questo periodo è in corso la mostra L'immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini.
In questo caso, essendo appunto la mia prima visita al palazzo, io e le mie amiche non ci siamo limitate a visitare la mostra, ma abbiamo approfittato per fare un giro anche nelle altre sale, quelle che ospitano la collezione permanente del museo e anche per visitare il palazzo da un punto di vista architettonico, apprezzandone l'impianto e alcune chicche come le scalinate del Borromini e di Bernini.
Diciamo che già solo il palazzo basterebbe a giustificare la visita, se poi a questo si aggiunge una collezione permanente sontuosa, dove è possibile ammirare opere di Raffaello, Caravaggio, Pietro da Cortona, El Greco, Canaletto, Artemisia Gentileschi, nonché quadri famosissimi (per esempio il ritratto con cui tutti conosciamo Enrico VIII, che è di Hans Holbein il giovane), non si può uscire delusi dalla visita, anzi resta il desiderio di ritornarci a distanza di tempo, con la speranza di vedere altre opere che come in ogni museo di grandi dimensioni ruotano all'interno delle sale destinate alle collezioni permanenti (essendo le collezioni troppo ricche per essere ospitate tutte contemporaneamente). Anche la mostra temporanea, che del resto è un'altra occasione che i musei utilizzano per dare visibilità a parti delle loro collezioni che sono esposte solo in alcuni momenti e anche per creare dei percorsi tematici all'interno delle loro raccolte, è molto bella e di grande soddisfazione. I pannelli illustrativi sono mediamente ben fatti e leggibili, così come le didascalie, l'illuminazione è perfetta e permette di apprezzare al meglio le opere, la selezione è interessante, e alla fine si esce sapendone molto di più su questo personaggio così centrale per la storia in generale e la storia dell'arte in particolare. Tra l'altro - e non so se è una cosa in assoluto molto positiva - nelle sale della mostra e del palazzo in generale c'è complessivamente poca gente (va detto anche che il museo è molto grande e dunque la gente si distribuisce anche molto), e dunque si ha la possibilità di camminare per le sale e apprezzare le opere con molta tranquillità e nelle migliori condizioni di spirito.
lunedì 5 giugno 2023
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