Celestia / Manuele Fior. Quartu Sant’Elena: Oblomov, 2020.
Manuele Fior è un narratore per immagini sopraffino: lo ha ormai dimostrato da parecchio tempo e, man mano che la sua professionalità si consolida nel riconoscimento collettivo, sceglie di battere strade sempre più originali che si muovono nell'area del distopico e del fantascientifico.
Se dunque in Cinquemila chilometri al secondo (tra l'altro citato visivamente in una delle pagine di questo albo) l'ispirazione era fortemente realistica e la narrazione più tradizionale, con i lavori successivi Fior è andato sempre più allontanandosi da questa impostazione per sperimentare narrazioni più sfidanti e visionarie.
Lo avevamo già osservato in particolare con L'intervista.
Ora con questo albo in due volumi, raccolti in un cofanetto, quell'ispirazione si consolida e si amplia, tra l'altro dichiarando esplicitamente il proprio legame con L'intervista, grazie alla presenza di un personaggio trasversale, Dora.
Se nel precedente albo Dora era la protagonista assoluta, in Celestia la donna diventa co-protagonista insieme a Pierrot. I due giovani vivono a Celestia, un'isola che è una rilettura visionaria di Venezia e che, dopo l'invasione, è abitata da un lato dagli invasori e saccheggiatori arrivati dalla terraferma, dall'altro da un manipolo di uomini che vorrebbe liberare la città, anche sfruttando le capacità telepatiche di alcuni di loro, tra cui proprio Dora. Nel mezzo tra questi due mondi in contrapposizione c'è una umanità derelitta e sofferente, riportata a uno stato "primitivo" e costretta a ricorrere a forme di baratto per soddisfare i propri bisogni.
Alla fine di questa narrazione dai molti rivoli, che accanto ai personaggi principali vede molti comprimari interessanti e ben tratteggiati, si rimane un po’ con l’amaro in bocca perché forse ci si aspetta ancora altro, e invece Fior – com’è tipico delle sue trame – si ferma sempre prima di rispondere a tutte le domande e di sciogliere tutti gli intrecci.
Se dal punto di visto narrativo lo stile di Fior può piacere oppure no – dipende fondamentalmente dal nostro gusto soggettivo, visto che non è un fatto di qualità della narrazione – sul piano grafico non credo si possa trovare qualcuno in disaccordo nel riconoscere la bellezza e l’efficacia delle tavole a livello di disegni, di impressionismo ed espressionismo, nonché di scelte cromatiche, in particolare nella contrapposizione dell’oscurità bluastra o rossastra, ma pur sempre misteriosa, di Celestia, ai colori saturi e alla luce accecante della terraferma.
Manuele Fior si conferma autore a tutto tondo che sempre di più riesce a coniugare la sua vena artistica e grafica con un universo concettuale e narrativo coerente e di impatto.
Voto: 3,5/5
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