lunedì 21 settembre 2020

Volevo nascondermi

Il film di Giorgio Diritti dedicato alla vita del pittore (e scultore) Antonio Ligabue (in realtà il vero cognome del padre da lui disconosciuto e disprezzato era Laccabue) era uscito già a fine febbraio, poco prima che il Covid-19 e il lockdown intervenissero a cambiare radicalmente le nostre vite.

Ora che stiamo imparando a convivere con questo rischio e che speriamo di non dover di nuovo rinunciare a tutte le cose che riempiono le nostre giornate e che spesso diamo per scontate, il film esce di nuovo al cinema e, in un weekend in cui vedo tre film in tre giorni, riesco a recuperarlo anche io. 

Il dato certamente incontrovertibile è la straordinaria interpretazione di Elio Germano che non teme il confronto con l'altra magistrale interpretazione offerta da Flavio Bucci nel celeberrimo sceneggiato della fine degli anni Settanta.

Mi ricordo quando mia madre, di fronte al desiderio di mia sorella di fare il liceo artistico, le diceva: finirai senza un centesimo come Ligabue e si accorgeranno di te solo dopo la tua morte! ;-)

Nel film di Diritti Elio Germano interpreta l'Antonio Ligabue adulto, mentre altri attori prestano il volto durante le brevi sequenze in cui Antonio bambino vive con i suoi genitori affidatari e il giovane Antonio viene ricoverato in un centro per malattie mentali.

La narrazione infatti, pur essendo incentrata sul periodo della vita che va dal trasferimento a Gualtieri alla morte - che è anche la fase in cui la sua vena artistica si sviluppa maggiormente e arriva in parte anche il riconoscimento dal mondo artistico del tempo -, si muove avanti e indietro nel tempo per cercare nel passato le radici della solitudine di Antonio, dell'affettività negata, del rapporto con gli animali, della malattia mentale.

La scelta di Diritti, nel conferire al film maggiore movimento, non aiuta invece in termini di chiarezza e di linearità, creando qualche cortocircuito di troppo.

Bello e sfaccettato invece il ritratto dell'artista, non trasformato in una vittima della famiglia o del sistema, né in un santino da venerare, ma restituito nella sua complessità e nelle sue contraddizioni di uomo dalla vita non certo facile e con un equilibrio psichico precario.

Bellissima la fotografia, in particolare quella che immortala le sponde del Po, la campagna emiliana e la vita rurale dei suoi abitanti.

Voto: 3/5

2 commenti:

  1. Comunque sarebbe ora secondo me che Elio Germano venga notato anche all'estero per le sue qualità attoriali altissime. Questo cercherò di vederlo al più presto perché amo lui e apprezzo moltissimo anche Diritti.

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    1. Beh intanto per questa interpretazione ha vinto l'Orso d'Argento a Berlino! Sono d'accordo con te :-)

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