Le regole del fuoco / Elisabetta Rasy. Milano: Rizzoli, 2017
Il libro di Elisabetta Rasy inizia dalla contemporaneità e dalla curiosità dell’io narrante di conoscere la storia di una donna, Alba Rosa, amica di famiglia che fin da piccola le è sembrata diversa dal modello di donna cui era abituata.
Da qui prende l’avvio un lungo racconto che ci riporta al 1917 quando Maria Rosa, figlia di una famiglia napoletana agiata, senza padre e con un rapporto difficile con la madre, decide di partire per il fronte come infermiera volontaria, senza sapere cosa la aspetta e con l’unico desiderio di andare lontano dalla famiglia.
Sul fronte del Carso ad aspettarla c’è un ospedale militare dove è un continuo andirivieni di feriti e moribondi e dove non c’è spazio per i cuori deboli e per le persone impressionabili.
Maria Rosa si rende conto di non essere perfettamente portata per questo lavoro, ma la fanno andare avanti la forza di volontà e l’esempio della sua compagna di stanza, Eugenia, una delle infermiere più brave che coltiva il sogno di diventare medico, in un’epoca in cui questa professione è praticamente preclusa alle donne.
Le due donne non potrebbero essere più diverse: tanto è imperturbabile Eugenia quanto Maria Rosa fa fatica a reggere le brutture della guerra, tanto è fredda Eugenia quanto Maria Rosa è alla ricerca di un contatto umano. Ma, pur nella diversità caratteriale e nella difficoltà di un contesto che disumanizza, Eugenia e Maria Rosa si incontrano e si riconoscono, fino a innamorarsi.
Sarà una storia evidentemente difficile, perché la guerra continua e quando si avvicina la sua fine inizia la fuga che disperde e allontana le persone.
Ma questo incontro forte e importante in qualche modo sarà determinante per entrambe, e cambierà per sempre le scelte di vita in particolare di Maria Rosa, che da un certo punto si farà chiamare col nomignolo con cui Eugenia l’aveva battezzata: Alba Rosa.
Il romanzo di Elisabetta Rasy è poco più di un racconto lungo; si legge rapidamente e “gradevolmente”, per quanto non sia questo il termine più adatto a un libro che ha come primo obiettivo quello di mettere in evidenza le brutture e l’inutilità della guerra, oltre che le conseguenze deleterie e a volte irreversibili che ha determinato.
Il libro è scritto bene e rende l’idea dell’ambiente, nonché il rapporto tra queste due donne, sebbene a mio parere non ne venga approfondita a sufficienza la psicologia individuale. Se dovessi usare un aggettivo per definire il romanzo lo direi “esile”, di una “leggerezza” che è al contempo il suo punto di forza ma anche la sua maggiore debolezza.
Voto: 3/5
mercoledì 5 agosto 2020
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