L'altra Grace / Margaret Atwood; trad. di Margherita Giacobino. Milano: Ponte alle Grazie, 2008.
Non avevo mai letto niente di Margaret Atwood, ma in questi ultimi mesi il successo delle serie tv tratte dai suoi romanzi (al cui fascino devo però dire di essere quasi immune) e alcuni pareri positivi raccolti da amici mi hanno convinto a prendere contatto con questa scrittrice. Tra i suoi libri ho scelto L'altra Grace, intrigata dalla storia ivi raccontata.
Si tratta - come spesso accade per i libri della Atwood - di un romanzone di oltre 500 pagine, la cui lettura però scorre via piuttosto agevolmente grazie a una scrittura piana ma coinvolgente.
La Atwood si ispira a una storia vera: l'assassinio del possidente Thomas Kinnear e della sua governante nonché amante Nancy Montgomery avvenuto vicino Toronto nel 1843. Dell'assassinio furono accusati due lavoranti di casa Kinnear, James McDermott che fu condannato a morte per il delitto, e Grace Marks, la cui condanna a morte fu convertita in prigionia, anche grazie alla difesa appassionata del suo avvocato.
Nelle fonti dell'epoca - che la Atwood fedelmente riporta -, se è comune lo scalpore suscitato da questa vicenda, il giudizio nei confronti di Grace è invece molto incerto: c'è chi la considera un'assassina e una manipolatrice e chi invece una vittima innocente.
È in questa incertezza che si insinua il romanzo della Atwood, anche attraverso l'altro protagonista della storia: il giovane medico Simon Jordan che, per interessi scientifici (è uno dei primi medici impegnati nello studio della mente umana), ottiene di poter incontrare e intervistare Grace, con l'obiettivo di scardinare con metodi psicanalitici l'amnesia che la donna denuncia in merito al momento dell'assassinio di Nancy.
Da qui comincia una narrazione parallela che da un lato si sviluppa attraverso il racconto in prima persona di Grace di tutta la sua vicenda personale dall'infanzia fino al processo, dall'altro ci descrive in terza persona (e in parte attraverso le lettere da lui scritte e ricevute) gli eventi che riguardano il dottor Jordan. Insieme al dottor Jordan il lettore si fa ascoltatore di Grace ed esattamente come il giovane dottore viene conquistato, direi quasi ammaliato, dalla giovane donna, fino a perdere completamente di vista la ricerca una verità che si fa sempre più fumosa e sfuggente.
Chi speri (come la sottoscritta) di assistere a un colpo di scena o di incontrare a un certo punto una rivelazione sulla storia di Grace ne rimarrà deluso, perché l'intento della Atwood è evidentemente un altro.
Quale sia questo altro intento a me sinceramente un po' sfugge e così, pur essendo arrivata agevolmente e godibilmente all'ultima pagina, alla fine mi trovo a interrogarmi sul senso di questa storia per me e mi accorgo che a me non ha comunicato molto, se non il piacere del racconto di per sé stesso e la ricostruzione attenta di una temperie socio-economico-culturale.
Si tratta ora di decidere se voglio dare alla Atwood un'altra possibilità. Si vedrà.
Voto: 3/5
lunedì 9 dicembre 2019
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